Laccio, legaccio, legame, legare.
Catena, incatenare.
Di nuovo legame, rapporto, relazione.
Consanguineità, parentela.
Obbligazione, obbligo, obbligare, obbligato e obbligata.
In altro modo: Vincolare, vincolato e vincolata.
Vincoli.

L’esordio che affronteremo oggi è Vincoli, alle origini di Holt di Kent Haruf. Pubblicato per la prima volta nel 1984 con il titolo  The tie that binds, è stato pubblicato in Italia nel 2018, grazie ad una casa editrice milanese da noi apprezzata, stiamo parlando di NN editore.

È ormai evidente ai lettori più esperti l’amore tra NN editore e Kent Haruf, infatti la casa editrice ha il merito di aver pubblicato l’intera opera letteraria di questo autore.

È anche risaputo però che la casa editrice si è presa la libertà di pubblicare il terzo volume della Trilogia del Il canto della pianura per primo. Questa è a mio avviso una libertà più che giustificata, perché come ogni storia d’amore questa dipende dalle scelte sentimentali e non della ragione (leggete qui la loro lettera aperta ai lettori di Benedizione).

L’invenzione di un luogo

Kent Haruf ha scritto sei romanzi, e come ogni gran romanziere è stato in grado di creare attorno a sé, o meglio attorno alla sua aura di scrittore, una curiosità legata alla particolarità che lega tutti i suoi romanzi.

Haruf è vissuto in Colorado, e in questo stato caratterizzato da deserti e ampie campagne ha deciso di ambientare tutti i suoi romanzi. La particolarità risiede però nella scelta di raccontare al lettore di una città che nella realtà non esiste, collocata tra Denver e il deserto.

La cittadina di Haruf si chiama Holt, e in questo scenario rurale e tanto diverso dal nostro l’autore colloca i personaggi, approfondendo in un romanzo la storia di ogni famiglia, creando un gioco di corrispondenze in cui gli abitanti di Holt diventano protagonisti.

Così capita di affezionarsi al protagonista per poi essere costretti a lasciarlo, ma ritrovandolo poi al romanzo successivo come comparsa.

 

Volendo sintetizzare le pubblicazioni di Kent Haruf:

 

Vincoli, alle origini di Holt 1984. (NN Editore, 2018)

La strada di casa, 1990. (NN Editore, uscita prevista per maggio 2020)

Trilogia di Holt:
Canto della pianura, 1999. (NN Editore, 2015)
Crepuscolo, 2004. (NN Editore, 2015)
Benedizione, 2013. (NN Editore, 2015. Che ricordiamo in Italia è stato pubblicato per primo)

Le nostre anime di notte, 2015. (NN Editore, 2017)

Vincoli, Alle origini di Holt.
The tie that binds

 

Credo sia impossibile raccontare la trama di questo libro senza fare anticipazioni.

Cercherò quindi di planare sugli avvenimenti di questo romanzo con l’intento di fornire una spiegazione che rimane in superficie ma che allo stesso tempo sia approfondita ed esauriente.

L’intero libro è narrato da uno dei personaggi. Sanders Roscoe ha un ruolo determinante all’interno del romanzo, ed è come se vi dicesse:
“Siediti su questo vecchio tronco tagliato e ascolta, ti racconto come sono andate le cose…”

E così tu, lettore, capisci che non c’è una parte giusta e una sbagliata, capisci che le persone hanno tanti motivi diversi per agire, e soprattutto capisci che non è giusto giudicare.

La trama

Siamo nel dicembre del 1976 quando un giornalista si presenta nella proprietà di Sanders Roscoe.
Il giornalista indaga su un’accusa di omicidio, la cui vittima è un abitante di Holt. Per la circostanza del ritrovamento viene accusata un’anziana signora. Non verrò meno al patto stipulato poc’anzi se vi svelo il nome di questa anziana signora, perché tanto sarà il primo nome che leggerete aprendo il libro. Edith Goodnough è nata ad Holt, e da lì non se ne è mai andata, non ha viaggiato, non ha mai visto niente che fosse più lontano di 20 km da casa sua. La casa che aveva costruito suo padre. Lo stesso padre che l’ha costretta ad una vita tanto misera e priva di prospettiva.

I Goodnough non erano originari di Holt, si trasferirono perché nel 1862 il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln promulgò quello che è passato alla storia come l’Homestead Act, con il quale concesse le terre, fino ad allora selvagge e fuori dai confini delle colonie originali, a chi ne facesse richiesta con l’impegno di coltivarle e mantenerle.

È Roy Goodnough a convincere la moglie Ada a trasferirsi e a sfidare la sorte perché convinto di aver trovato il modo giusto per staccarsi dalla sua famiglia di origine e per essere finalmente indipendente.

Detta così questa sembra l’inizio di una famiglia, fondata sul lavoro, sui rapporti familiari e su una buona gestione casalinga. Eppure questi elementi all’interno di un contesto come quello dei Goodnough diventeranno quei vincoli da cui i personaggi non riusciranno a liberarsi.

Saranno questi gli strumenti con cui Roy inculcherà a sua moglie prima e ai suoi figli poi il senso del dovere, grazie al quale Edith non riuscirà mai a lasciare e a lasciarsi andare.

Un’avventura emozionante

Non vado oltre perché essendo queste le premesse, non vi serve altro per decidere di leggere questo esordio, vi svelerei troppo. Per ora vi basti sapere che se vi ritroverete a leggere le prime parole riderete, proverete tenerezza, piangerete, ma soprattutto soffrirete, come solo con i grandi romanzi.

E quando tutto sarà finito avrete solo voglia di chiedere a Sanders: “Dai, ti prego continua a dirmi come sono andate le cose, continua a raccontarmi di Edith, inventa se necessario ma non lasciarmi qui ad aspettare”

 

Vorrei segnalare inoltre che La strada di casa, secondo romanzo di Kent Haruf, ambientato come gli altri ad Holt, era prossimo alla pubblicazione, ma a causa dell’emergenza sanitaria in corso non ci sono per ora date certe, io attendo speranzosa.