Uomini che odiano le donne è il primo libro della trilogia Millennium, a opera del giornalista svedese Stieg Larsson. I tre romanzi sono postumi, pubblicati nel 2005 a un anno dalla scomparsa del giornalista, stroncato da un infarto.

Il titolo originale svedese è Män som hatar kvinnor: Uomini che odiano le donne. L’edizione inglese titola The girl with the dragon tattoo (la ragazza col tatuaggio del drago). La versione italiana si attiene al titolo svedese e ha la traduzione a cura di Carmen Giorgetti Cima. La prima edizione, del 2007, è edita da Marsilio, mentre dal 2018 il romanzo è a cura di Feltrinelli.

L’autore di Uomini che odiano le donne

La vicenda è ambientata nel 2003, che deve essere grossomodo il periodo in cui è stata scritta. All’epoca Stieg, Larsson si stava avvicinando ai cinquant’anni (tanti ne aveva quando è morto) ed era reduce da una carriera come giornalista e attivista contro l’estremismo di destra, il fascismo e il nazismo. La sua profonda conoscenza dei movimenti di estrema destra svedesi si riflette sul romanzo, costituendone una parte importante. Certamente l’etica del protagonista, il giornalista economico Mikael Blomkvist, riflette il pensiero di Stieg Larsson riguardo la sua professione.

La trama

Il giornalista economico Mikael Blomkvist diffama un miliardario, e per questo viene condannato e Millennium, la sua rivista, rischia il tracollo. In quest’atmosfera complicata, Mikael viene assunto dal vecchio industriale Henrik Vanger per risolvere il mistero della morte di sua nipote Harriet. La ragazza è morta molti decenni prima, e malgrado tutte le forze che Henrik, forte del suo impero, ha saputo smuovere, nessuno è venuto a capo della faccenda. Mikael Blomkvist parte così alla volta di Hedestad, dove conosce i famigliari di Harriet e di Henrik. L’anziano è convinto, infatti, che il colpevole si nasconda nel covo di serpenti che è la sua famiglia. Inizia così un lungo periodo di investigazioni, a cui si unirà la giovane hacker Lisbeth Salander, coprotagonista del romanzo: le varie piste che verranno esaminate riguarderanno le simpatie naziste di una parte della famiglia Vanger, e il possibile fanatismo religioso del serial killer. Perché sembra che Harriet non fosse l’unica vittima…

Uomini che odiano le donne: tra trasparenza e eccesso di dettagli

Lo stile del romanzo è, per quanto molto chiaro e trasparente, a tratti eccessivamente particolareggiato. Non si tratta tanto di descrizioni, quanto di troppe pagine spese a discutere estensivamente questioni che esulano dalla vicenda centrale: per esempio, all’inizio di Uomini che odiano le donne, Mikael Blomkvist passa molte pagine a parlare del miliardario che ha diffamato su Millennium, discutendo delle sue attività. Il lettore si sente smarrito di fronte a muri di testo che parlano di economia, e si domanda dove mai si vorrà andare a parare.

Un altro esempio di eccessiva meticolosità si vede quando Lisbeth vuole comprare un nuovo computer. La narrazione di colpo diventa una pubblicità alla Apple:

Come ci si poteva aspettare, fu attratta dalla migliore alternativa disponibile: il nuovo Apple Powerbook G4/1.0 GHz con telaio in alluminio, dotato di un processore PowerPc 7451 con AltiVec Velocity Engine, 960 Mb di ram e hard disk di 60 Gb. Compreso BlueTooth e masterizzatore cd/dvd.

Soprattutto era dotato del primo schermo da 17 pollici nel mondo dei portatili, con grafica Nvidia e una risoluzione 1440 x 900 pixel che sbalordiva i fautori del pc e surclassava tutto il resto presente sul mercato.

Un altro punto dolente è la gestione del punto di vista. Si vede che Stieg Larsson è alla sua prima prova e che non nasce come scrittore. In questo pezzo, il punto di vista di Lisbeth Salander salta verso una specificazione da asettico narratore onnisciente sui concetti legali di curatela e tutela:

Una denuncia avrebbe portato come conseguenza probabile che a Lisbeth Salander sarebbe stato assegnato un vero avvocato, con buona conoscenza delle violenze contro le donne, cosa che a sua volta forse avrebbe portato a una discussione sul nocciolo del problema – ovvero la sua dichiarazione di incapacità.

Dal 1989 non esisteva più il concetto di incapacità giuridica riferito a persone adulte.

Esistevano due gradi di protezione del soggetto debole – la curatela e la tutela.

Segue una lunga dissertazione sull’argomento, che sembra presa di peso e incollata da un manuale. Il punto di vista salta in modi ancora più estremi da un personaggio all’altro. Qui abbiamo una narrazione da parte di Nils Bjurman, l’uomo che violenta Lisbeth:

La sua breve conversazione per dirgli che aveva bisogno di soldi era perciò una conferma soddisfacente che la situazione era sotto controllo. Ma aveva bisogno di essere domata, stabilì Nils Bjurman. Doveva capire chi era a comandare, solo allora avrebbero potuto stabilire una relazione costruttiva. Perciò le diede istruzioni per incontrarsi questa volta nella sua abitazione vicino a Odenplan, anziché in studio.

Di fronte a tale richiesta Lisbeth era rimasta a lungo in silenzio dall’altra parte del filo – ma quanto ci metti a capire, troietta – prima di accettare.

Il suo piano prevedeva di incontrare l’avvocato nel suo studio, proprio come l’altra volta. Adesso era costretta a farlo in territorio sconosciuto.

Nils Bjurman non sa nulla del piano di Lisbeth Salander, infatti le ultime due frasi sono dal punto di vista di lei. Il lettore si trova nella testa di un altro personaggio senza preavviso e fatica ad ambientarsi e a capire chi sta parlando, occorrenza che accade diverse volte nel corso del libro.

La violenza contro le donne

Stieg Larsson in Uomini che odiano le donne affronta temi delicati, molti dei quali fanno capo alla violenza contro le donne. Le donne vengono uccise, smembrate, stuprate, sfruttate, private dei diritti economici e della libertà. Anche la coprotagonista, Lisbeth Salander, viene violentata.

Per quanto non si possa accusare l’autore di autocompiacimento nel descrivere particolari morbosi, perché tali dettagli mancano del tutto, la narrazione eccessivamente distaccata, asettica (probabilmente nel timore di essere gratuitamente morbosa) non rende molta giustizia a ciò che accade nel romanzo. È appropriata quando si riporta ciò che è accaduto a un altro personaggio, sotto forma di cronaca – come spesso accade nei polizieschi – ma non altrettanto quando lo si fa accadere a un protagonista, mantenendone il punto di vista. Non era certamente intenzione dell’autore, che ha dimostrato una certa sensibilità all’argomento, ma l’impressione che ne trae il lettore è che la violenza sessuale non sia poi qualcosa di così drammatico, e la si dimentica in fretta. Sarebbe stato meglio evitare l’episodio della violenza su Lisbeth, che non ha conseguenze sul resto del romanzo se non giustificare la sua sensibilità nei confronti delle donne.

Se lo scrittore fosse stato un maschilista, questo discorso esulerebbe dall’analisi del romanzo, ma siccome si capisce perfettamente l’importanza che invece attribuisce all’argomento, è necessario mettere in luce dove avrebbe potuto fare di meglio.

Uomini che odiano le donne è un buon thriller che, a parte qualche scivolone e qualche prolissità, tiene concentrato il lettore alla vicenda e racconta una storia interessante. I personaggi, per quanto non tutti “vivi”, sono variegati e c’è la possibilità di affezionarsi ad alcuni di loro. Il romanzo ha il pregio (ormai non automatico fra i thriller) di non “tirare fuori dal cappello” la soluzione del caso: il colpo di scena c’è, ma il lettore ha la possibilità di farsi un’idea e di andare molto vicino alla verità, cosa che è molto stimolante. A eccezione di qualche trovata un po’ manipolatoria, come far comportare in modo sospetto un personaggio proprio nel momento in cui sembra sia saltata fuori una prova a suo carico; tecnica che un lettore esperto smaschera subito e che fa sentire preso in giro il lettore inesperto.

Si tratta di un esordio promettente che invoglia a dare una possibilità ai libri successivi della trilogia.

Maria Giulia Taccori