Se con La straniera Claudia Durastanti ha ottenuto l’accesso al Premio Strega 2019, la scrittrice di Brooklyn non è nuova ai premi neanche col suo esordio. Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (La nave di Teseo), infatti, ha vinto il Premio Mondello Giovani, segnando l’inizio della carriera letteraria di Claudia Durastanti.
In Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra s’intrecciano le vite di otto persone molto diverse tra di loro. Quattro personaggi femminili e quattro personaggi maschili, le cui esistenze quotidiane si susseguono una dietro l’altra. Il loro incrociarsi crea il filo conduttore del libro, assieme alla città dov’è ambientato: New York.
Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra: il fascino di New York
New York è un’altra protagonista del testo: è la città a unire e a disgiungere le vite dei protagonisti, a essere sempre presente sullo sfondo, in positivo e in negativo. Alcuni vorranno lasciare la Grande Mela, che come una calamita continuerà anche ad attrarli, altri invece potranno solamente avere un’idea di questa metropoli e proveranno un sentimento di Fernweh, la nostalgia per luoghi dove non si è mai stati.
Oltretutto, la lettura catapulta il lettore a cavallo tra gli anni ‘70 e gli anni 2000. La New York del passato si intreccia con quella contemporanea, svelando il forte salto generazionale e permettendo di percepire le differenze culturali e socio-economiche fra i parlanti, sospesi tra il desiderio di fare arte, di realizzare i propri sogni e di cambiare il presente per un futuro migliore.
Claudia Durastanti è molto brava a muovere i propri personaggi, ai quali ci si affeziona molto facilmente. Sono “persone normali”, con cui è facile identificarsi; non è difficile che i loro problemi, paure e speranze colpiscano chi legge.
“Io mi faccio prendere a calci e strappare i capelli: ci piace farci male, è il modo più serio che conosciamo per dirci che ci amiamo, è quello che suona meno finto.”
Lo stile di scrittura dell’autrice riesce a proiettare immagini ben definite con metafore efficaci come per esempio quando descrive le ragazze in fila come ninfe anoressiche.
“La mia attenzione era stata distolta dalle ragazze che sfilavano nell’ingresso, una processione di ninfe anoressiche che parlavano in uno slang elitario e ristretto e lanciavano cenni di saluto a destra e a manca”
Il rapporto con La straniera
Se si legge prima Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra e dopo La straniera, si può notare un netto miglioramento del modo di scrittura di Claudia Durastanti. La trama de La straniera si può riassumere in poche parole: l’origine della protagonista e del fatto che si sente un’estranea in qualsiasi paese si trovi. La scrittura è più affilata, meno grezza e più precisa nel trasmettere ciò che vuole al lettore.
Siamo noi a scegliere quale rumore o rima o applauso sia significativo, in base a quello che il nostro corpo udente percepisce. Siamo noi a decidere cosa ci deve essere o meno in questa rappresentazione, siamo noi a creare una discontinuità tra il silenzio e il non silenzio per chi prova queste cose diversamente.
Come rappresentiamo questo silenzio, il nostro silenzio, se non scrivendo (silenzio)?
Claudia Durastanti riesce sempre a far immergere il lettore all’interno del libro e confondersi con i personaggi stessi, nonché a raccontare temi cari a chi legge e con cui si riesce a immedesimarsi senza difficoltà. Non importa da quale libro, ma cominciate a leggere Claudia Durastanti.
Elena Cavenaghi
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