Su il sipario!
A teatro, con Rodari,
si rovesciano gli altari
di maschere e mascherine
e commedie sopraffine.
Arlecchino e Pulcinella
con Colombina bella,
vanno a scuola e son studenti
sì somari e incompetenti.
Dulcamara fa’ un imbroglio,
Pantalone nello scoglio
di siffatta fraudolenza
cozza con condiscendenza.
or diventa assai entusiastico
tra marionette e burattini
si va in scena coi bambini.
Il binomio della fantasia, ovvero il processo per cui si mettono in opposizione due elementi ben distanti, genera non solo un esercizio per la mente da cui fuoriescono i racconti, ma un vero e proprio stimolo a inventare storie.
Inevitabile, quindi, che Rodari applicasse la creatività a uno degli ambiti che più lo appassionava: il teatro.

Gli anni d’oro: gli anni ’70
Negli anni ’70 Rodari collabora a numerosi progetti per bambini, tra cui uno basato sul teatro.
Giocando con le parole e col meccanismo del binomio della fantasia, prende vita una raccolta di sceneggiature teatrali che si basano sulle esperienze e sulle invenzioni dei bambini. L’opera, racchiusa nel volume: A teatro con Rodari (Einaudi), comprende alcuni testi che vedono protagoniste le maschere della commedia dell’arte in situazioni contemporanee (come la scuola), o archetipi narrativi (principi, draghi, streghe) alle prese con situazioni paradossali.
Attraverso la pura improvvisazione, gli stimoli e il divertimento, Rodari insegna ai bambini a lasciare libera la propria fantasia. Creatività, questa, che si concretizza poi nelle storie, ma soprattutto in una buona pedagogia, da cui il lavoro di Rodari non è mai esente.
La passione per il teatro prima degli anni ’70
I testi nati dalle collaborazioni degli anni ’70 sono sicuramente i più famosi dell’autore. Meno noti, invece, quelli che scrisse per Il Pioniere negli anni ’50, che non raggiunsero la fama dei precedenti.
Tuttavia, questi testi animarono per anni le varie sezioni dell’Associazione Pionieri d’Italia. Al loro interno, Rodari tratta temi che gli diverranno cari, ma insoliti rispetto alla letteratura d’infanzia dell’epoca: la guerra, la libertà, la mafia, lo schiavismo, la pace…
Troviamo così delle pièce di rara profondità, come La fiaba dell’erba voglio, dove Maria Rosa riceve in dono da una fata l’erba voglio, che fiorisce per esaudire i desideri giusti e altruistici. O, ancora, appare Cipollino, già presente nelle vignette de Il Pioniere, fortunato protagonista del primo romanzo di Rodari.
In queste opere, il mondo viene rivisitato dagli occhi dei bambini, la cui innocenza e lealtà è moto di importanti rivoluzioni.
Il teatro di massa
Una delle collaborazioni fondamentali per la creazione dei punti di riferimento del teatro rodariano, fu quella con il teatro di massa.
L’approccio a questa forma di teatro, che vede portare sulla scena rappresentazioni storiche, rievocative e celebrative con protagoniste le masse, si colloca nel periodo associazionista di Rodari e vede la nascita delle opere: Stanotte non dorme il cortile e Le ragazze d’Italia hanno vent’anni.
Successivi a quest’esperienza, che per Rodari risulta fondamentale, i lavori con Passatore e Scabia e la collaborazione con il Teatro Stabile di Torino, per il quale scrive Le storie di re Mida.
Un’opera d’osservazione della quotidianità
Sebbene il teatro costituisca solo un elemento della poliedrica opera di Gianni Rodari, è innegabile che anche in questa si rivelino i meccanismi fondamentali del suo lavoro, tra cui un’attenta osservazione della realtà quotidiana.
Il lavoro di Rodari spoglia l’ordinarietà dei suoi schemi, dei suoi paletti, dei suoi pregiudizi, per restituirla alla sua integrità, non forzatamente ottimistica, ma non fittizia.
Allo stesso tempo, la visione di Rodari è prometeica: l’uomo è creatore dell’avvenire. Questo, se recupera il senso di comprensione, di critica, di collaborazione e di coscienza delle proprie possibilità. Un essere umano padrone del futuro, a patto che recuperi se stesso.
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