È il 2006 quando Gillian Flynn, trentacinquenne, pubblica il suo primo romanzo: Sharp Objects, versione italiana Sulla pelle. Il romanzo è edito da Shaye Areheart Books e, in seguito, ristampato da Broadway Books. Il successo è tale che il romanzo non solo vince, già nel 2007, il CWA (Crime Writers Association) New Blood Dagger e il CWA Ian Fleming Steel Dagger, ma viene anche trasposto in adattamento televisivo.
La trama di Sulla pelle
Camille Preaker è una giornalista di mezza tacca che lavora per un giornale di Chicago. Curry, il suo caporedattore, la invia a Wind Gap, nel Missouri, dove sta avvenendo una catena di omicidi a danni di bambine. Camille stessa è originaria di Wind Gap, e una faccia conosciuta può ottenere facilmente dichiarazioni da parte di una comunità chiusa, ostile ai forestieri. Lei, però, non è contenta di tornare nella cittadina della sua infanzia, né di avere a che fare con la sua famiglia. Sua madre e la sua giovane sorellastra sono delle persone disturbate unite da un legame tossico, il suo patrigno è deciso a non accorgersi di niente e a parteggiare per la moglie, senza provare troppo interesse per la problematica figliastra.
Infatti Camille ha un segreto: tutto il suo corpo è segnato da migliaia di parole scritte con il rasoio. Cicatrici in rilievo tatuate su ogni centimetro di pelle, che la nostra protagonista nasconde sotto i vestiti.
Malgrado i suoi problemi personali, Camille indaga sulla catena di omicidi, entrando in contatto intimo con il detective Richard Wills. Allo stesso tempo, approfondisce la sua relazione con la terribile sorellastra Amma, che sembra fare le spese del rapporto con la loro madre. Le vicende famigliari di Camille si intrecceranno con le indagini, portando alla soluzione del caso.
Un esordio “sulla pelle“
Come accade per tanti esordi, anche Sulla pelle si porta dietro le caratteristiche tipiche del primo romanzo di un’autrice votata al successo. Una certa ingenuità di fondo e la voglia di conformismo tentano (senza riuscirci) di soffocare il talento grezzo dell’autrice; quella sensibilità e quello spirito critico che la porteranno a scrivere L’amore bugiardo (Gone Girl).
Il romanzo pecca di diversi personaggi stereotipati, forse creati apposta in questo modo: Gillian Flynn vuole dipingere uno spaccato di realtà di una cittadina del Missouri, realtà che lei conosce bene, essendo originaria di Kansas City. Ma non è dove stereotipizza i personaggi, che questo le riesce bene:
«C’è un tizio in ufficio da me… una persona così sensibile! Quando sono stata scavalcata e non ho ottenuto la promozione, mi ha suggerito di fare causa per discriminazione. Ma non si trattava di discriminazione, bensì del fatto che ero una giornalista mediocre. E talvolta le donne ubriache non vengono stuprate, fanno molto semplicemente delle scelte stupide».
Wind Gap risulta oppressiva per la sua stessa atmosfera, per l’oscurantismo che imprime nell’anima delle persone che ci hanno vissuto. Questa linea di dialogo appartiene alla stessa protagonista, che da ragazza che ha sfogato il proprio dolore nell’autolesionismo e nel farsi usare sessualmente dagli uomini. Gillian Flynn non ha paura di usare una narratrice inattendibile, che possa anche sollevare un senso di rifiuto nel lettore. È questo il suo punto di forza, insieme alla sua visione lucida, spietata, della situazione femminile:
«L’assassino era una donna che non sopportava la forza nelle femmine, che la trovava volgare, che ha cercato di fare da madre a quelle due bambine, di dominarle, di trasformarle nel suo ideale di femminilità. E quando si sono rifiutate di adattarsi e si sono ribellate si è infuriata».
Il tentativo di aderire ai cliché dei thriller è evidente sin dalle prime pagine, che non “catturano” il lettore. A cominciare da Curry, il burbero ma paterno caporedattore, che è in sé uno stereotipo malgrado venga da Chicago, non da Wind Gap. Anche l’uso del sesso come espediente narrativo, non sempre collegato con l’autolesionismo della protagonista, è un cliché. La vicenda, inoltre, si dipana in modo un po’ disordinato: spesso si ha l’impressione che Camille prenda determinate decisioni solo per far andare avanti la trama, trovandosi sempre nel posto dove avrebbe raccolto un indizio.
Sulla pelle è un buon thriller, che mescola in modo intrigante la trama (la catena di omicidi) e la sottotrama (le vicende personali della protagonista). Per quanto conservi i semi di ciò che renderà Gillian Flynn una scrittrice di successo, non è un romanzo memorabile.
Sulla pelle è stato pubblicato in Italia da Piemme nel 2008. Rizzoli lo ha ripubblicato con il nome originale, Sharp Objects. In entrambe le edizioni, la traduzione è stata curata da Barbara Murgia.
Sulla pelle è un buon thriller, che mescola in modo intrigante la trama (la catena di omicidi) e la sottotrama (le vicende personali della protagonista). Per quanto conservi i semi di ciò che renderà Gillian Flynn una scrittrice di successo, non è un romanzo memorabile.
Sulla pelle è stato pubblicato in Italia da Piemme nel 2008. Rizzoli lo ha ripubblicato con il nome originale, Sharp Objects. In entrambe le edizioni, la traduzione è stata curata da Barbara Murgia.
Giulia Maria Taccori
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