Quante forme ha la paura? Chiede, nella sua quarta di copertina, l’esordio di Giacomo Ferraiuolo, Non devi dormire (edizioni Dark Zone), per presentare gli undici racconti che compongono una raccolta dai forti connotati thriller e dark.
E continua: la perversione e l’ossessione sono lo sfondo di queste storie macchiate di nero. Promesse altisonanti, forse troppo, ma andiamo con ordine.
Giovanni Ferraiuolo, al suo esordio, non scrive male: ha un buon italiano, una buona capacità evocativa, tanta voglia di raccontare. Uno stile buono, grezzo e da smussare, ma non diverso da quello di molti esordienti presenti sulla scena letteraria italiana.
Undici racconti per perdere il sonno
Gli undici racconti che compongono Non devi dormire fanno il loro mestiere: intrattengono, qualcuno (La sua carne. Il suo sangue) è davvero ottimo, ma nel complesso si adagiano su una complessiva sufficienza senza infamia e senza lode.
Purtroppo, le trame dei racconti non sono sufficientemente buone da far dimenticare i difetti di un testo che promette tanto e mantiene poco.
Salvo rare eccezioni, sono dimenticabili. Le idee dietro sono buone, ma il ritmo narrativo annichilisce completamente la suspance che, invece, dovrebbe essere protagonista della scena. I massimi picchi di tensione sono più simili a dolci pendii che a montagne impervie e i plot twist vengono tragicamente anticipati da affermazioni e/o scelte di parole che lasciano intuire benissimo cosa succederà più avanti. Questo, in un libro che promette già dal titolo di toglierti il sonno, non è perdonabile.
Non devi dormire: una promessa non mantenuta
Lo stile, come ho specificato, è buono, ma ripetitivo. Molte formule scelte sono banali, alle volte i ragionamenti portati avanti marciano su luoghi comuni e l’orrore che dovrebbe impregnare i racconti viene smorzato da ripetizioni e infodump che rendono le scene macabre più plastiche che splatter. L’opulenza di informazioni non necessarie (e non utili neanche a creare la giusta atmosfera di tensione) rende zoppicante la lettura, la fa incespicare.
I temi scelti (le sette religiose, la violenza sessuale, le perversioni, gli amori ossessivi…) sfiorano il classico, cercano di rinnovarlo, ma è evidente la mancanza della maturità narrativa necessaria per sovvertire le tematiche e dargli un tocco originale. Il contrasto è reso ancora più grande per la presenza del già citato La sua carne. Il suo sangue, che tra tutti spicca per la straordinaria efficacia e costruzione narrativa. L’esistenza di questo racconto all’interno della raccolta, è la dimostrazione che Giacomo Ferraiuolo sa narrare, ma nello stendere le varie storie ha commesso l’errore del principiante di voler mettere troppa carne al fuoco, finendo non con il bruciarla, ma col cuocerla troppo sì.
Il ché è un dispiacere, perché Non devi dormire è un’opera in cui si avverte la buona volontà e l’impegno del suo creatore, nonché l’entusiasmo della scrittura. Purtroppo, questo non è abbastanza per chiudere gli occhi davanti ai suoi difetti (primo fra tutti: le anticipazioni di trama), ma lo è di certo per dare una seconda possibilità a Ferraiuolo nei suoi libri successivi: Nora e Stanza 218, sempre editi da Dark Zone.
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