La prima volta che sente parlare di Lady Lava pensa che quello è un nome davvero scemo.

L’incipit di questa piccola novella della collana Tardigradi di Eris Edizioni, esordio narrativo di Diletta Crudeli, è caustico ed efficace. Subito, come lettore, viene data voce al proprio pensiero, perché alla fin fine anche noi, leggendo il titolo, abbiamo pensato “Che nome davvero scemo”.

Appena si diventa consapevoli, però, di questo pensiero, è troppo tardi: si è già catturati dalla narrazione spigliata e senza freni dell’autrice. Spintonati a forza in un’alternanza di distopia futuristica in cui il sole brucia a tal punto da impedire di esporsi ai suoi raggi, e di medioevo fantasy, dove i Piccoli e i Grandi si sono rifugiati in un oltre irraggiungibile e le potenze elementali si trovano alle prese con le credenze dell’uomo, che le impersonificano come demoni.

E allora, se ci vedono come mostri, mostri diventeremo, è il pensiero di Lady Lava, profonda manifestazione del fuoco, del calore. Alito di vita delle salamandre. E decide, così, di non essere più fuoco – che, per quanto distruttivo, è anche portatore di calore, di vita, di benessere. No: diventa Lava: distruttiva, caotica, irrefrenabile.

Ma facciamo un passo indietro: Diletta Crudeli non è sconosciuta al panorama editoriale italiano. Redattrice per Moscabianca edizioni (per cui cura la collana Cuspidi e la collana young adult La fine del mondo) e l’Eco del Nulla, ha pubblicato diversi racconti nelle antologie Wom – Women of Weird, Hortus Mirabilis, Human; sulle riviste Specularia e Prisma, e il racconto singolo Murene per Hypnos.

Insomma, non è propriamente estranea alla materia. Eppure, nonostante la fiorente produzione di racconti, questa è la prima novella con cui l’autrice si cimenta. Lady Lava rappresenta un esordio maturo, dalla gestazione profonda nell’ambiente weird, che è eruttato all’improvviso.

Proprio come la lava.

Lady Lava: la rabbia, il femminile, la forza delle preghiere

Lady Lava segue due linee parallele: quella di Daki, ragazza di un futuro non troppo lontano, e Kaska, la sua migliore amica, e quella della fantomatica Lady Lava, prima che l’uomo la chiamasse così, e delle sue sorelle: Neve, Folgore, Ragno e Radice. Sorelle, “femmine”, se di genere si può parlare, rappresentanti degli elementi, delle parti della Natura che creano, nutrono e sorreggono il mondo.

Non ci sono elementi maschili, tra loro. Solo Sole, che però è un’entità diversa. Vendicativo e protettivo, dialogatore e carnefice. Sono femmine. Sono donne, a ricordare come la forza di una spinta inconsueta, della vita, del mutamento viene da un ventre. L’uomo – il maschio – è il distruttore. Il nemico, colui che uccide e perverte ciò che vede. Che definisce “mostri” quelle energie incomprensibili, colpevoli solo di essere a lui aliene.

Di essere “altro”.

Le parole di Neve allontanano via donne e bambini, come sotto ipnosi, dalla folla che ormai le aveva circondate. I loro uomini gridano, strepitano quando le vedono andare via. Egoisti, sporchi, ingordi. Hanno rovinato tutto. Sarebbero così maledetti da far uccidere persino le persone che amano.

Le preghiere feriscono le creature, in cerca di un dialogo. Le preghiere convertono le forze della natura in mostri, in potenza annichilente. Le preghiere a un qualcosa o a un qualcuno che dovrebbe essere onnipresente, ma a cui manca l’immanenza delle cose. Lo stare nel mondo col mondo.

E le preghiere, che altro non sono che parole, hanno il potere di cambiare il mondo. Di trasformare ciò che era buono in qualcosa di differente, di maligno. Perché alla lunga, finisci per crederci, all’essere un mostro. Come Lady Lava. Come Daki che, ossessionata dalla leggenda metropolitana su questa giustiziera infuocata che uccide gli uomini (stupratori, pedofili, increduli che provano a difendersi dal sole, complottisti…), finisce con il diventare lei stessa quello che il mondo descrive: una fiera, un cumulo di rabbia e solitudine.

Non creduta, non compresa, alienata dalla propria natura, Daki e Lady Lava divengono parte di uno stesso nucleo. Un Giano bifronte della collera e della frustrazione.

“Per questo sei triste? Perché sei arrabbiata?”

(…) “Sono triste perché non so dove metterla, tutta questa rabbia”.

La cultura pop: tra Millennials ed Eclissi

Numerosi sono i richiami alla cultura pop, soprattutto di una generazione – i Millennials – cresciuta negli anni ’90 e diventata adulta nel primo decennio del XXII secolo. Tra questi, è stato impossibile non notare il richiamo alla celebre serie animata Adventure Time, soprattutto alla miniserie interna a questa: Elements.

Lì, come in Lady Lava, ecco spuntare le incarnazioni degli elementi: Ghiaccio, Fuoco, Melma e Caramella. Ed ecco che anch’essi perdono il controllo quando entra in gioco un elemento di disturbo, un “qualcosa” che mescola le carte in tavola e rende il disegno imprevedibile, fino a scatenare una forza distruttiva.

Un altro elemento citazionistico è il nome di Kaska. Impossibile non cogliere un rimando al celebre manga Berserk di Kentaro Miura. La co-protagonista femminile – Caska, appunto – svolge in parte la stessa funzione dell’amica di Daki: tenere a bada la natura feroce, rabbiosa, della protagonista. Riconnetterla al lato umano. Come Gatsu, Daki cova dentro di sé una rabbia incendiaria, distruttiva. Come Gatsu, il mondo e la sete di giustizia la portano ad agitare lo stendardo della devastazione. Come Gatsu, la sua Kaska è colei che in qualche modo la riconnette con la parte umana, anche se in modo diverso.

Sempre come nel manga Berserk, Daki affronta un punto di svolta. La celebre scena dell’Eclissi, in cui il male rivela la sua forma finale e apre l’arco narrativo più cupo di tutto il manga, è entrata nella cultura pop come un momento di rivelazione, in cui tutte le peggiori paure vengono a galla. Un momento di profonda trasformazione, dove la vera natura si rivela, si spoglia degli orpelli e diventa finalmente . In Lady Lava abbiamo due tipologie di fenomeno rivelatore: il primo, quello affrontato da Lady Lava stessa al mutamento di Radice, quando lo shock le consente di sovvertire la propria natura e trasformarsi in potenza distruttiva. Il secondo, quello di Daki, novella Icaro che aspira al sole e che dal sole stesso – e dalla lava – riceve lo spiegamento definitivo della propria essenza.

Lady Lava non è solo un ottimo esordio: è una favola urbana, che miscela abilmente leggende, citazioni, mitologia e ambientalismo. Che prospetta un futuro dove l’antropocene fallisce miseramente, boccheggia nell’ultimo, blando, tentativo di sopravvivenza a un surriscaldamento che ha origini molto profonde. Per la precisione, nel cambiamento di Radice, nel momento in cui le sue parole – la sua attenzione – si è distolta dalla Terra da cui proviene e nasce.

Diletta Crudeli, in meno di cento pagine, riesce a tirare fuori i dubbi di una generazione annichilita e persa, ma anche di un’umanità che non riesce a recuperare sé stessa e cerca di proteggersi da ciò che potrebbe, in realtà, salvarci.

Giulia Manzi