La stirpe della gru è l’esordio di Joan He, autrice sinoamericana nata a Philadelphia, pubblicato per la prima volta nel 2020.
Di Joan He non si sa molto, a parte che le piace perdersi nei meandri della sua città natale, e che in passato la sua educazione è stata improntata sugli studi classici. Entrambe le cose sono rispecchiate nel suo primo romanzo.
La stirpe della gru, un fantasy sulla preveggenza
La principessa Hesina di Yan, malgrado sia l’erede al trono del suo Regno, non passa esattamente il suo tempo ben protetta dai pannelli in carta di riso dipinti: la vicenda si apre con la protagonista che si avventura, col cuore in gola, in una zona malfamata alla ricerca di una creatura dotata di poteri sovrannaturali: un’Indovina.
Che la futura Regina cerchi un’Indovina, è inaudito e punibile con la morte.
Gli Indovini, infatti, non dovrebbero neppure esistere a Yan… quantomeno, non più. Molti anni addietro, ben prima della nascita di Hesina, il vecchio governo dei corrotti imperatori è stato rovesciato dagli Undici, un gruppo di mitici ed eroici rivoltosi. Durante l’insurrezione, gli Indovini si sono opposti e hanno aiutato i vecchi Imperatori. Con la loro vittoria, gli Undici hanno punito gli Indovini nel modo più radicale: con lo sterminio.
Il popolo, però, continua a temerli. Gli Indovini, si vocifera, si aggirano ancora per il Regno, e sono persone infide e maligne. Hesina non è così sicura che gli Indovini rappresentino per davvero un pericolo, né che siano persone malvagie.
Hesina ha ben altro per la testa: scoprire chi ha ucciso suo padre, e condannare il colpevole dopo un giusto processo. Hesina avrà sulle spalle il peso di un regno che avrebbe preferito non governare, una folla che giura di amare la nuova Regina e al tempo stesso riottosa, pronta alla rivolta, qualora la Regina accennasse a non piegarsi al volere del popolo. Più di tutto, il popolo vorrebbe lo sterminio degli Indovini rimasti, ed Hesina non è nella posizione di esprimere la propria opinione al riguardo: può solo oscillare sul filo del rasoio, in un delicato gioco di equilibri, in cui rassicura il popolo della propria lealtà e al tempo stesso protegge i più deboli e i perseguitati.
Uno young adult politico
La stirpe della gru è, infatti, un romanzo estremamente politico, per essere uno Young Adult. La sottotrama romantica è appena accennata, di secondaria importanza rispetto al viaggio di Hesina nel proprio passato, nel passato del Regno, nel passato di suo padre. I giochi di potere dei funzionari, la corruzione, la minaccia della guerra coi Regni confinanti, ma anche la gelosia fra fratelli e fra fratellastri, la nostalgia per un genitore perso, il risentimento nei confronti di una madre crudele e assente: molti sono gli ingredienti che impreziosiscono questa storia, rendendola realistica e completa.
La trama del romanzo è complessa e ricca di colpi di scena ben costruiti e non scontati. I personaggi sono sfaccettati e realistici, soprattutto la protagonista, che è estremamente umana. Hesina commette un errore dietro l’altro, è benintenzionata ma i suoi piani danneggiano le persone che ama, altre volte è cosciente di essere egoista e si vergogna quando viene ringraziata e lodata. È di buon cuore e di vedute aperte, ma al tempo stesso ingenua e non molto incline al perdono.
Il libro è ambientato nell’immaginario regno di Yan, che ricorda molto la Cina antica e affascinante di molti romanzi. La presenza di modi di pensare alquanto moderni non stona affatto con l’ambientazione, perché la rivolta che ha portato allo sterminio degli Indovini ha instaurato un governo (ufficialmente) più egualitario, che promuove la scolarizzazione per tutti a prescindere dal ceto sociale, e rinnega la schiavitù. Ma non è tutto oro ciò che luccica, ed Hesina avrà la conferma di ciò che da sempre ha sospettato: gli Undici, gli eroici insorti che hanno messo fine al governo dei vecchi imperatori corrotti, non erano affatto privi di difetti.
O forse, erano anche loro marionette di un gioco più grande di loro.
La stirpe della gru è un romanzo che offre molta carne su cui affondare i denti, spunti di riflessione, infinite sfumature. La semplicità non è il suo forte, e non è adatto a chi preferisce letture più semplici, con il bene da una parte e il male dall’altra, o che seguano trame più lineari; affrontato con una simile aspettativa, comprensibile per chi ha fra le mani uno young adult, può sembrare un romanzo confusionario e dispersivo.
È invece una storia molto adulta, che male si adatta al genere, e meriterebbe di certo un seguito – per quanto il finale aperto non sia insoddisfacente.
Giulia Taccori
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