Pubblicata in Giappone nel 2016, La mia prima volta è la graphic novel d’esordio dell’amata autrice Kabi Nagata, che racconta la sua vita attraverso i disegni. Inizialmente viene pubblicato su Pixiv, ora in madre patria su East Press. In Italia arriva grazie alla casa editrice JPOP, che pubblica anche gli altri lavori dell’autrice: Lettere a me stessa – Dopo la mia prima volta, Diario di una guerriera single – Il mio matrimonio con me stessa, La mia fuga alcolica – Scappando dalla realtà.
La mia prima volta è un assaggio della vita dell’autrice, che si rivolge direttamente ai lettori. Ha un target maturo per chi vuole una lettura più impegnativa ed è un genere autobiografico.
La mia prima volta: un seinen autobiografico
Kabi Nagata non ha avuto una vita tranquilla, anzi tutt’altro, tocca argomenti difficili e non facili da gestire, né da raccontare in un modo molto schietto, diretto e non lascia trapelare nulla dei suoi pensieri. In sostanza, l’autrice si spoglia di tutto e forse è anche un modo per sfogarsi su cosa le succede intorno.
La prima cosa che racconta è come è diventata una mangaka e come le è venuta l’idea di scrivere su di sé. Da questo pretesto, il lettore inizia a conoscere Kabi Nagata attraverso le sue vignette. Inizia così a descrivere i momenti della sua vita e sviscera tutti gli argomenti: da cosa significa essere una donna in un contesto come quello giapponese, non del tutto aperto per il genere femminile, la sua difficoltà nel trovare un lavoro e la sua strada, e la sua completamente assente esperienza sessuale.
Proprio su questo tema, si concentra la novel: vediamo la scrittrice provare ad avere un’esperienza con una donna, e lo svilupparsi di tutte le sue insicurezze a letto, le sue paure, e le sue emozioni.
Un altro argomento portante di La mia prima volta è la famiglia, composta da madre e padre. Si scopre che l’autrice non ha un legame forte con i propri genitori, in particolare con la madre, una figura conflittuale che non capisce i bisogni della figlia e non la capisce in generale, né nelle sue scelte di vita, né riguardo le malattie mentali e fisiche che sviluppa nel tempo.
Disegni in tricolore
I disegni sono molto semplici e basici. Sembrano quasi degli schizzi veloci e non sono la parte importante di quello che vuole trasmettere Kabi Nagata, ma aiutano la lettura perché vengono utilizzati solo tre colori: nero, bianco e rosa. Con questi tre colori, si gioca sulle emozioni della protagonista e si sottolineano i vari temi.
Insomma un volume unico, femminista, bello denso, assolutamente non consigliato chi sta attraversando un periodo negativo, perché potrebbe risultare pesante. Lo consiglio soprattutto a chi vuole conoscere una realtà poco felice e non tutta rose e fiori nella quotidianità giapponese. Kabi Nagata riesce a raccontare risvolti della società nipponica poco conosciuti, soprattutto riferiti a un punto di vista femminile.
Non posso che dirvi buona lettura.
Elena Cavenaghi
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