C’è la guerra, è estate e al Quartiere scarseggia il cibo e non ci sono servizi, tanto che i mezzi pubblici non esistono più ormai.
Il Quartiere è rimasto orfano, i padri sono partiti per cercare un’occupazione altrove, e quelli rimasti sono stati portati via dai militari. Gli unici adulti sono le madri, donne che riempiono la malinconia della solitudine con le attività quotidiane.Sono quindi i bambini a dover provvedere a loro stessi, in un luogo dove sono stati abbandonati a se stessi.
La fine dell’estate, esordio di Serena Patrignanelli, pubblicato da NN Edizioni è un romanzo che ci mostra la quantità di storie che un quartiere può avere. Ci sono molti personaggi, ognuno con la propria vita e tutti sapientemente caratterizzati dall’autrice, che riesce così a creare uno spaccato di realtà complesso e veritiero.
I bambini sono tanti, hanno più o meno dieci o undici anni, e li vediamo crescere velocemente in un periodo di tempo in realtà molto corto: un’estate. Da giugno a settembre abbiamo modo di conoscere tutte le dinamiche e le diverse trame che si intrecciano tra i loro.
La fine dell’estate mostra la crescita nel tempo di una stagione
Augusto e Pietro sono amici e condividono tutto, decidono di costruire un motore a gasogeno che montato su una macchina che gli servirà per recuperare cibo dai quartieri vicini, per poi rivendere tutto agli abitanti del Quartiere. I due bambini hanno bisogno prima di tutto di una macchina e, quando ne trovano una abbandonata, conoscono Sorchelettrica, la proprietaria, che viene a patti con i due bambini perché è anche nel suo interesse che la macchina funzioni. I due si mettono a lavoro, ma finché la macchina non sarà pronta il progetto dovrà rimanere un segreto tra di loro.
C’è poi la storia di Semiramide che con sua sorella Clementina si è da poco trasferita nel Quartiere. Semiramide è una bambina pacata, e molto responsabile, con il tempo diventerà molto amica di Augusto. Clementina è invece molto vivace e ha sempre la risposta pronta, riuscendo a spiazzare i suoi interlocutori.
Virginia invece è stata tenuta reclusa fin da quando era molto piccola, a causa di una forte gelosia da parte di suo padre. Negli anni in cui è stata prigioniera nella propria casa ha sviluppato una freddezza nei confronti della vita che la porta a essere cinica e risoluta.
Michele invece è un ragazzino tutto d’un pezzo, un leader che non prende ordini, ma che poi in realtà è facilmente manipolabile. Sarà Virginia a tenerlo in pugno.
Poi c’è Giulietto, che imita Pietro, cercando quindi di assumere i suoi modi di fare, di vestire e di parlare.
Al Quartiere c’è lo Stradone, dove i bambini scorrazzano in cerca di tombini ancora aperti. C’è il pratone, scenario delle attività dei ragazzini. C’è la marrana, dove Augusto trova un cadavere, e ne rimane scioccato.Ci sono le baracche delle bucione, fra queste anche quella di Sorchelettrica. C’è l’officina dei tram, ormai abbandonata.
E poi ci sono i sogni, che devono essere rimessi in ordine per essere ricordati.
In La fine dell’estate, Serena Patrignanelli dimostra una spiccata capacità di immedesimarsi nei personaggi, così da farci rivivere la spensieratezza e la vivacità che si provano da bambini.
È un mondo gestito dai bambini quello di cui ci racconta l’autrice, i bambini si sentono responsabili per la sopravvivenza del Quartiere e di chi lo abita, assumono le caratteristiche degli adulti, si impegnano per procurare quel cibo che manca a causa della guerra, vogliono trovare il modo di collegare il Quartiere agli altri quartieri.
Se ci fosse stato suo padre, adesso, e gli avesse chiesto: “Che cosa hai sognato?”, Augusto avrebbe risposto: “Tutto quanto. Ho sognato che le cose lontane restavano lontane, che quello che non potevo vedere non esisteva, e quello che tenevo vicino sarebbe rimasto mio per sempre”.
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