La scrittrice cilena Isabel Allende ha quarantun anni quando, nel 1982, verga l’ultima parola della sua opera d’esordio: La casa degli spiriti. È il primo passo verso una carriera scrittoria prolifica e di successo, nonché il primo romanzo di una trilogia – di cui La casa degli spiriti è, curiosamente, considerato il terzo libro — che comprende La figlia della fortuna e Ritratto di seppia (tutti e tre pubblicati da Feltrinelli).
La casa degli spiriti: la trama
La storia copre le vicende di diverse generazioni della famiglia del Valle, seguendone la linea femminile. Infatti, il narratore esterno sostiene di aver appreso tutte le situazioni raccontate dai diari scritti da Clara del Valle, personaggio attorno al quale quasi tutta la narrazione gira intorno.
Clara del Valle all’inizio del romanzo è solo una bambina, ma è già capace di vedere gli spiriti, di prevedere il futuro, di muovere le cose col pensiero. La sua famiglia accetta queste stramberie, pensando che siano piuttosto frequenti nella prima infanzia, ma che Clara sia destinata a perderle una volta diventata adulta. Con la crescita, i poteri di Clara diventano solo più forti, e il suo carattere parecchio bislacco. Questo non le impedisce di sposare, più per senso di predestinazione che per sentimento, Esteban Trueba, che una volta era stato il fidanzato di sua sorella maggiore Rosa – fanciulla dai capelli verdi e dalla bellezza sovrannaturale.
Esteban Trueba, dal carattere collerico e una sessualità accentuata, costantemente bisognosa, e una scarsa morale, si è arricchito e ha trasformato un vecchio possedimento ereditato da suo padre in una grande azienda agricola, Le Tre Marie. Ha generato, con le contadine e le figlie delle contadine (volenti o nolenti), infiniti bastardi: l’eco di questi atti avrà delle conseguenze in futuro.
Clara del Valle ed Esteban Trueba generano tre figli: l’attenzione della narrazione si sposta sulla maggiore, Blanca. Quest’ultima, dal carattere pratico forse ereditato dalla zia paterna Férula o forse dalla nonna materna Nivea, è priva di poteri magici, ma la sua vita è ancora più scombussolata di quella della madre: intreccia un’appassionata storia d’amore con Pedro Garcia Terzo, il figlio dell’amministratore dell’azienda di suo padre, portatore di ideali sovversivi ed esiliato dalle proprietà paterne. Il suo matrimonio combinato è una disgrazia, e finisce con lei che scappa di nuovo nella casa di sua madre Clara, quasi dando alla luce sua figlia sul treno: la piccola Alba, che ha ereditato i capelli verdi di sua zia Rosa.
L’ereditarietà
Questi continui accenni alle conseguenze future e ai tratti ereditati — che si parli di poteri, capelli, interessi e carattere — sono importanti, perché il concetto attorno a cui ruota tutto La casa degli spiriti non sono certo i poteri magici di Clara, e nemmeno la travagliata storia d’amore di Blanca: la vera tematica è il passato che si infrange sul futuro, un gioco di specchi, un’eco che si dipana e parte dalle vecchie per arrivare alle nuove generazioni. Oggetti dimenticati nel passato diventano importanti tre generazioni dopo, tratti caratteriali si ripresentano, libri di lontani parenti passano di mano.
L’autrice insiste parecchio su questo punto, offrendoci spesso piccoli “salti in avanti” per mostrarci la storia che attende tale personaggio, o inserendo frasi che lasciano intendere l’impatto che avrà in futuro sulla storia. Lungi dal rovinare tutto, queste anticipazioni danno un senso di predestinazione, e invogliano il lettore a continuare la lettura.
I personaggi di La casa degli spiriti
Il punto di vista salta da un narratore esterno, che ripercorre le vicende della famiglia raccontandole tramite i diari di Clara, a una narrazione in prima persona da parte di Esteban Trueba. Questo è molto interessante perché, ai fini della narrazione, Esteban è più che altro un mezzo: le vere protagoniste sono le donne della famiglia del Valle, che hanno anche una certa tendenza a voler mantenere il proprio cognome, per una ragione o per l’altra. Il collerico Esteban, violentatore, misogino, retrogrado, ci viene presentato per come egli vede sé stesso. Si tratta di un narratore inattendibile, naturalmente, ma funge anche da prova del talento e della maturità scrittoria della Allende, già dal suo esordio.
Esteban Trueba è un personaggio negativo, ciò che fa ha conseguenze per la sua famiglia. Eppure, ogni persona “cattiva” è convinta di essere nel giusto, e ha delle ragioni. Non buone ragioni, magari, ma indubbiamente delle ragioni che riescono a dare una patina morale, di giustizia, di logica ai loro atti.
I personaggi dipinti dalla Allende sono umani nel senso che sono verosimili, ragionano come veri esseri umani, anziché essere delle macchiette senza vita.
La casa degli spiriti è un buon romanzo, che invoglia a leggere altro da questa scrittrice.
Giulia Taccori
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