Introduzione di una fan con la testa nello spazio
Parlare di Isaac Asimov è come parlare del tempo: qualsiasi cosa rischia di diventare banale, ripetitiva e già detta (molte volte da lui, visto l’amore che il Padre della Fantascienza nutriva per introdurre nei suoi scritti introduzioni o postfazioni di natura personale).
Così, nel dover scrivere un articolo per celebrare il centenario della sua nascita, avvenuta il 2 gennaio 1920, mi sono ritrovata con tanto, tantissimo materiale e una pagina completamente bianca. Il tentativo di non cadere nella risonanza che tante testate e tanti giornalisti ben più illustri della sottoscritta hanno dato alla sua opera e alla sua persona, non ha aiutato a eliminare il blocco che assale qualsiasi fan nel trovarsi a disquisire con o sul suo idolo.
Perché sì, di Asimov sono niente meno che una fanatica. Colleziono le sue opere e i suoi scritti in maniera maniacale, tanto che quando la Mondadori ha annunciato la prossima uscita di una ristampa del Ciclo della fondazione, nonché la ripubblicazione delle Grandi storie della fantascienza (per chi non lo sapesse, è una splendida collana curata da Isaac Asimov e Martin H. Greenberg, contenente i migliori racconti di fantascienza della Golden Age), ho avvertito un brivido di piacere, io, uno di terrore, il mio portafoglio consapevole che cederò alla tentazione, e uno di rassegnazione, la mia libreria già precariamente piegata sotto il peso della produzione asimoviana.

Ecco, questo è il rischio: parlare di me senza parlare di Asimov, lasciando vincere il lato fan, o parlare di Asimov da professionista, col rischio di imbrigliare troppo la passione che m’infervora?
Alla fine, ho deciso di parlare di lui un po’ come viene, senza annoiare voi e me con biografie pedisseque, di cui non sento il bisogno. Anzi, togliamoci subito la parte biografica: Isaac Asimov nasce a Petroviči, in Russa, il 2 gennaio 1920, da famiglia ebraica. Tre anni dopo, la famiglia Azimov si trasferisce a New York, nel quartiere di Brooklyn, e il loro cognome diventa Asimov, perché il capofamiglia, Judah Azimov, commette un errore di trascrizione non conoscendo bene l’alfabeto latino.
Asimov s’irritava se si sbagliava la pronuncia del suo nome
Se chiedete come si pronuncia, lo stesso Isaac Asimov sosteneva di pronunciare il suo cognome come la frase: “Has Him Off”, togliendo le “h”. Era molto pignolo sull’argomento, tanto che nel 1957 ci scrisse un racconto sopra: Pronunciate il mio nome con la “s”, e quando, nel 1939, Planet Stories fece il tragico errore di pubblicare un suo racconto con “Asenion”, invece di “Asimov”, il buon vecchio Isaac spedì una lettera di protesta piuttosto calorosa.
Asenion rimase comunque nella storia, perché in Abissi d’acciaio, Asimov parla delle tre leggi di Asenion, segno che il nostro, oltre a essere permaloso, era dotato anche di una buona dose di autoironia.
Questo suo tratto emerge in particolare nelle già citate introduzioni e postfazioni dei suoi lavori. Non lesina sul prendersi in giro ammettendo, con un candore tutto scientifico, anche alcuni dei suoi più marcati difetti; in una postfazione al racconto F come Fasullo [Il Dottore Fasullo, luglio 1972, pubblicato sull’Ellery Queen’s Mystery Magazine e raccolto in Italia ne I racconti dei Vedovi neri, 2006, minimum fax. NdR], difatti afferma: «questo racconto mi ha fatto scivolare in una forma per me insolita di vanità (altre forme mi sono abituali)», a indicare che la sua natura era tutt’altro che modesta. Anzi, più volte Isaac Asimov mette in rilievo la consapevolezza di avere una marcia in più. Che la sua supponenza fosse fondata, lo dimostra il fatto che siamo ancora qui a parlarne.
Di fatto, uno dei lati che più colpisce dell’Asimov uomo e non dell’Asimov scrittore, è la sua profonda vena comica: i suoi testi sono pieni di giochi di parole, di easter egg a uso e consumo dell’autore e del suo circolo d’amici (lo stesso “Asenion” viene utilizzato perché Lester Del Rey, dopo l’incidente con Planet Stories, lo appellava così per prenderlo in giro) o del lettore; di riferimenti, citazioni e omaggi ai lavori di colleghi stimati… Insomma, Asimov era un umorista, uno a cui piaceva la risata. A dimostrazione, la scelta di scrivere un racconto, Shah Guido G., per la rivista Marvel Science Fiction (1951), la cui trama costituisce, per ammissione dell’autore: «un pretesto per il gioco di parole finale» [Testi e note, volume secondo, Mondadori, 1978. NdR].
Quando un lettore gli fece notare che «”Shah Guido G.” è un racconto shaggy-dog», Asimov ribatté: «se poi dividi il titolo in due parti invece che tre otterrai proprio shahgui dog, e così si dimostra che lo sapevo anch’io». [Shaggy-dog ha il senso figurato di una barzelletta che non fa ridere, quindi di un racconto sciocco. NdR]
Al di fuori delle sue note biografiche, scritte: «in parte perché molti lettori mi hanno scritto che i commenti “sono ancora più divertenti dei racconti”; (mi chiedo se questo sia un tributo al mio affascinante modo di scrivere o un insulto al mio talento fantascientifico) e in parte perché così rintuzzo le pressioni di certi editori (mi senti, Larry?) i quali vorrebbero che scrivessi un’autobiografia completa sotto tutti gli aspetti», Isaac Asimov è stato un grande divulgatore, scrittore, scienziato, giallista… ma, soprattutto, è stato un umanista.
Fortemente convinto che gli esseri umani fossero responsabili dei problemi sociali e degli eventi della storia, la sua fiducia nella scienza e nella tecnologia, nonché nella capacità d’improvvisazione e d’intuizione razionale dell’uomo (come dimenticare Golan Trevize, in L’orlo della fondazione e Fondazione e Terra,chiamato per il suo straordinario intuito a decidere del destino dell’Universo?), sono oggi il patrimonio più grande della vasta eredità che ha lasciato.
Asimov scienziato umanista
Il suo pensiero – un pensiero liberale, emancipato, rivoluzionario e profondamente femminista («Dobbiamo rendere rispettabile per le donne la scelta di limitare il numero di figli. Guardi che le mie proposte sono esattamente quelle del movimento femminista. Sono stato etichettato come femminista convinto e questo non perché io amo le donne, benché le ami molto, e neanche perché credo fermamente che la liberazione della donna sia giusta e doverosa, ma perché sono convinto che la chiave della sopravvivenza della razza umana sia nell’emancipazione femminile»)[Tratto da Pat Stone, da “Mother Earth News” n.65 sett/ott 1980, traduzione di Andrea Ghilardi, 2006 NdR] – permane tutta la sua opera, fantascientifica, mystery e divulgativa, ma soprattutto persiste in un’idea del futuro più fiduciosa di quella che ci troviamo davanti.
Per questo, dopo questa lunga introduzione (ma davvero siete arrivati a leggere fin qui?), abbiamo deciso di dedicare un ciclo bimestrale di articoli, all’approfondimento della figura di Isaac Asimov, che prevedano un’analisi e uno sviluppo tematico in cinque fasi:
- la divulgazione scientifica;
- la fantascienza;
- i libri gialli;
- l’aiuto agli esordienti;
- l’etica di Asimov.
Lo stesso, verrà fatto per un altro importante centenario, quello di Gianni Rodari, ma ne parleremo il mese prossimo. Nel frattempo, prometto solennemente che nei futuri appuntamenti attenuerò l’entusiasmo, o perlomeno ci proverò, ma alla fin fine sento che Asimov stesso non accetterebbe qualcosa di troppo serioso.
D’altronde: «La frase più eccitante da sentire sulla scienza, la sola che porta a nuove scoperte, non è “Eureka!” ma “È divertente”».

E credo che si possa applicare un po’ a tutto.
Giulia Manzi
Interessante, ironico, accattivante l’articolo. Ottima l’idea di dedicare attenzione a uno dei più grandi autori del ‘900. Peccato che tanti giovani non leggano più i suoi libri, ma solo qualche brano estrapolato
che si trova nelle antologie scolatico.
Bello quest’articolo, 🙂 condividerò il link nella prossima puntata del nostro Speciale dedicato proprio al Centenario dalla nascita di Isaac Asimov, che è iniziato proprio il 2 gennaio 2020.
Grazie,mi sono gustata questo articolo. Anch’io amo appassionatamente leggere Asimov.
Grazie mille! Asimov è un autore che amo particolarmente (ok, “amo” è riduttivo, ho una venerazione per quest’autore).