Tra foglie d’autunno, zucche e la frescura che pervade l’aria, ottobre freme di magia. Quale mese migliore, quindi, per dedicarsi a letture che allontanano la realtà e ci precipitano direttamente in mondi fantastici e un po’ oscuri?

Il vangelo delle streghe di Fabiana Olivieri (Armando Curcio Editore) riesce nel suo intento primario: intrattenere, per quell’oretta/due di lettura, il suo pubblico di riferimento e anche gli adulti. E aiuta, anche, a gettare un occhio sulla magia di Roma, evocando atmosfere magiche e sovrannaturali.

Il vangelo delle streghe: un’avventura fantastica

Il vangelo delle streghe racconta la storia di Giulia, quattordicenne che scopre, nella migliore tradizione alla Harry Potter, di essere una strega e avere accesso alla migliore istruzione magica nella capitale italiana. Da generazioni, maghi e streghe si susseguono nella sua famiglia e ciascuna di loro ha un dono speciale che ha permesso l’ingresso nella scuola.

Lì, Giulia, che non pensava di avere talenti speciali, scopre di essere una strega “empatica” e riesce a mettere a frutto questo suo talento per impedire a una pericolosa setta di mettere le mani su un artefatto potentissimo.

Di base, la trama è semplice, basica, e non lascia molto all’immaginazione del lettore che ritroverà all’interno i topos narrativi caratteristici della letteratura fantasy per ragazzi. L’originalità, tuttavia, non sta né nelle dinamiche tra la protagonista e i suoi amici, né nella trama in sé, che seppur gradevole risulta banale agli occhi di un lettore forte (e, ahimè, adulto). Risiede, invece, nello stile narrativo semplice, perfetto per i ragazzi, nel recupero delle leggende italiane relative alla stregoneria e nel worldbuilding, preciso e ben delineato nonostante la brevità del testo.

La magia come immaginazione

L’elemento che più colpisce è come Fabiana Olivieri costruisca la magia. Questa, invece di essere un mero studio di formule ed elementi secondo lo stile classico, è frutto dell’immaginazione. Non c’è magia senza la fantasia e, soprattutto, la parola, la capacità evocativa di emozioni e immagini, è fondamentale per la riuscita di un incantesimo.

Così funziona l’apparato magico del mondo de Il vangelo delle streghe. Un mondo dove i libri non possono essere sterili contenuti di nozioni, ma devono contenere la fantasia dello scrittore; in cui l’arte stessa è incantata.

Risulta affascinante lo snodarsi delle tradizioni e delle differenti applicazioni di questa “magia creativa” nei ragazzi che popolano la scuola. Chi la applica alla pittura, chi alla costruzione di armi magiche, chi nella botanica e chi, più tradizionale, nella lettura di tarocchi o nelle cerimonie sotto al noce, come le streghe di Benevento. L’intero Il vangelo delle streghe è un crogiolo di elementi perduti della tradizione esoterica italiana, con numerosi riferimenti all’arte, alla letteratura, alle scienze e perfino alla matematica, che si dimostrerà risolutiva.

Il vangelo delle streghe: una duologia

Non si può continuare a parlare del libro, senza fare spoiler. Ciò nonostante, la storia di Giulia non si esaurisce con Il vangelo delle streghe, ma prosegue ne Il nettare delle streghe, capitolo finale dell’opera di Fabiana Olivieri, che provvederò a leggere quanto prima.

In conclusione, il libro è ottimo per la fascia di lettori a cui è indirizzato, coadiuvato da una scrittura fresca e frizzante e da alcune piccole trovate, che cavalcano l’onda del mito, che lo rendono una lettura piacevole anche per un pubblico più adulto.

Una prova letteraria, all’esordio, che tiene bene e che preannuncia un’ottima penna nella scrittura per ragazzi.