Da sempre relegato a genere di seconda categoria, nell’ultimo ventennio il fantasy ha ricevuto nuova linfa. In Italia, come all’estero, sono fiorite pubblicazioni su pubblicazioni di romanzi con ambientazioni fantastiche, fino a ricoprire tutte le sfaccettature del genere. Tuttavia, più un prodotto è apprezzato dal pubblico, più diventa complesso farsi strada nel marasma di testi che cavalcano l’onda del successo e individuare, tra tutti, libri veramente validi.

Il male degli avi di Giorgia Staiano, pubblicato da Astro edizioni, è una squisita eccezione della letteratura di genere. Originale, fresco, eppure evocativo di quelle ambientazioni e dei topos classici che affondano le radici nel mito.

Perché di mito si parla, ne Il male degli avi. Per la precisione, del mito di Lios, la Madre, che stanca dei soprusi subiti da parte dell’umanità decide di distruggere i suoi figli. Sopravvivono, per decisione della dea, solo sette popoli eletti, ciascuno erede di un aspetto di Lios: chi la ferocia, chi la quiete, chi il coraggio… Ma una terribile profezia allunga le sue ombre sui popoli: se l’umanità dimenticherà la dea, o non le tributerà il dovuto rispetto, questa finirà l’opera iniziata tempo prima.

Tra questi popoli, spiccano gli Elit, i quali hanno deciso di sopprimere le emozioni negative per onorare la Madre. Non tutti, però, riescono in questo ascetismo: Mizar è irascibile, scontroso. Il conflitto che lo anima lo fa sentire sbagliato e fuori posto, ma la sua intemperanza sarà ciò che gli permetterà di contrastare la maledizione di Lios: la nascita di bambini senz’anima che comincia ad affliggere il mondo.

Il male degli avi come punto di raccordo tra fantasy e romanzo di formazione

La duologia, raccolta da Astro in un unico volume, si colloca a metà strada tra un high fantasy e un romanzo di formazione. Il vero protagonista, infatti, è il percorso d’accettazione di sé che percorre Mizar. L’importanza di essere se stessi e tramutare in pregi quelli che, a occhi altrui, sembrano difetti, assieme all’amore puro e senza confini sono le chiavi della crescita e dell’importante passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Non è insolito, ne Il male degli avi, assistere a questi cambiamenti nei personaggi che attorniano Mizar: Kaila, giovane guerriera, apprende l’importanza della fiducia e della gentilezza, mentre Roku, personificazione di tutte le virtù degli Elit, comprende la necessità della rabbia e anche dell’egoismo.

Giorgia Staiano riesce nella difficile impresa di creare in poche pagine un world building funzionante e immersivo. Il suo stile fresco, spontaneo e genuino avvolge il lettore e lo trascina una riga dopo l’altra in un mondo post-apocalittico che fatichiamo a riconoscere come nostro. Nel viaggio, ci rammenta l’importanza del rispetto dell’ambiente, della vita e soprattutto di noi stessi, in un profondo grido di affermazione d’unicità.

L’amore non esiste senza l’odio e, proprio perché il male è da sempre parte di questo mondo, l’amore deve essere la cosa più importante.

Ci ricordano i personaggi, spronandoci a cercare il nostro posto.