Il libro di X, di Sarah Rose Etter
“Sono nata annodata come mia madre e sua madre prima di lei”. Un incipit, una sentenza di alienazione quella che grava sulle donne della famiglia di Cassie, protagonista de Il libro di X, di Sarh Rose Etter, edito in Italia da Pidgin Edizioni. Un testo che parte da un inciampo genetico, quello dei corpi annodati, e che esplica il bisogno dell’anima di districarsi, di sciogliersi davanti a un mondo di affetti e attenzioni.
Il libro di X è un testo conturbante, avvolgente… in qualche modo annodante: si avviluppa al lettore con un cappio lento e strattona, mozzando il fiato. Le corde della trama si avvolgono attorno al corpo, segnano la carne e alla fine resta solo la visione di una cava di carne esaurita e il disturbo per una storia che non si scioglie, ma si intreccia sempre più in un gomitolo contorto.
Il libro di X: un ordito ben fatto
Cassie è affetta da una rara condizione genetica che appartiene alle donne della sua famiglia: ha il corpo annodato. Appena sotto lo sterno, infatti, si è sviluppato un nodo che non è possibile allentare, nonostante le innumerevoli cure mediche a cui la protagonista si sottopone.
Nel vivere la sua relazione col nodo, Cassie si aliena da sé stessa e da ciò che la circonda. Troppo diversa per pensare di meritarsi qualcosa di bello, si lascia andare a rapporti morbosi, violenti, in cui la sua “stranezza” viene percepita come perturbante, alla maniera di un freak.
La prima, però, a considerarsi “aliena” è proprio Cassie, istigata dalle preoccupazioni della madre – anche lei annodata – che intreccia attorno alla figlia la stessa rete di paure e ansie di cui è stata protagonista in gioventù. Si crea così un doppio legame col nodo, simbolo sì del disagio fisico vissuto da Cassie, ma anche del legame morboso che la lega ai propri familiari.
Non è un caso, infatti, che Cassie riesca a liberarsi del nodo solo una volta lasciato il nido, solo quando si allontana dalla cava di carne che è stata della sua famiglia. Carne che viene scavata come marmo sanguinolento, che pulsa, che richiama i membri del nucleo familiare come un cuore, anch’esso annodato, e che quando si esaurisce lascia dietro di sé solo marciume, vermi e mosche infestanti.
In questa prospettiva visionaria, Cassie si libera del nodo. Ma lo fa in maniera sbagliata: non sciogliendolo, bensì tagliandolo. Un recidere, invece di una chiarificazione. Un taglio netto che influisce sulla sua stessa serenità, perché a essere annodato non era il corpo, bensì l’anima.
Il nodo come espediente fantastico per raccontare il corpo
Attraverso l’espediente del nodo, Il libro di X mostra un intreccio ben fatto, un arazzo ricco di riflessioni sul rapporto conflittuale col proprio corpo, con gli uomini e con la società. Le parole di Sarah Rose Etter scavano dentro con maestria, offrendo al lettore immagini sconcertanti, forte e visionarie. Assieme al nodo, si rimuovono emozioni, sentimenti, storie. Il costo da pagare è alto: per sciogliersi dai propri “nodi”, dalle proprie preoccupazioni, dai propri fantasmi, bisogna rinunciare a essere.
E questo fa Cassie, in una catabasi continua verso un fondo che non riesce a vedere. Scava, taglia, mutila il corpo fino a non lasciarsi più niente dietro. Per la paura di essere troppo, si scontra con il grande problema della crescita: non essere abbastanza. Per sé, per gli altri, per la vita stessa.
Il libro di X è sconvolgente nel suo modo onirico di svilupparsi, di avviluppare fili sottili attorno a riflessioni complesse. L’autrice si districa tra i problemi più comuni dell’adolescenza, tra il conflitto con il proprio corpo e il proprio desiderio, per immergersi e far immergere il lettore in un universo sanguigno, contorto, eppure così semplice da sciogliere se solo si comprendesse da quale lato tirare la corda. Ma quello che si vede è sempre la trazione dalla parte sbagliata: così si stringe, si stringe sempre di più fino a soffocare, incapaci di percepire qualcosa di diverso dal riflesso che ci disgusta allo specchio.
E, al termine del libro, ci si ritrova davanti ai propri nodi, ai propri irrisolti, al solipsismo della carne che chiama, invoca attenzione, e si deteriora nel lento scorrere del tempo.
Il libro di X, con quella “X” anonima, è il libro di tutti noi. Di chi siamo stati, di chi siamo, di chi saremo e di chi non vorremmo essere. Mai più.
Giulia Manzi
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