Nella prima metà di luglio abbiamo assistito alla proclamazione del vincitore del Premio Strega 2021.
Quest’anno in finale sono arrivati cinque libri sorprendenti: Donatella Di Pietrantonio, con Borgo Sud (Einaudi), Edith Bruck, con Il pane perduto (La nave di Teseo), Giulia Camminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani), Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli), e infine il vincitore Emanuele Trevi con Due vite (Neri Pozza).

Ormai è tradizione, quando si parla di Premio Strega noi ci siamo, e come lo scorso anno per il Colibrì di Sandro Veronesi, anche quest’anno abbiamo deciso di dedicare il libro del mese di luglio proprio al titolo vincitore Due vite, di Emanuele Trevi (Neri Pozza).

La narrazione di due vite interrotte.

Di quelle due vite interrotte, una spezzata su una strada e l’altra troncata da una malattia.

Pia Pera ed Emanuele Trevi

Emanuele Trevi narra le vite di due persone a lui molto care. Rocco Carbone e Pia Pera, entrambi scrittori e stretti amici dell’autore.
L’uno morto in un terribile incidente stradale, lei corrosa da una malattia che l’ha portata alla morte.

Trevi non narra le vicende di cronaca, non riporta i fatti per come sono accaduti, nel caso di Carbone ad esempio non si limita a raccontarne gli ultimi istanti di vita, indaga invece su ciò che rimane di una persona quando non c’è più.

Dove resta l’essenza di ognuno di noi quando non siamo più presenti?

Probabilmente ciò che resta di una persona risiede nei ricordi di chi l’ha conosciuto, di chi gli è stato accanto, di chi negli anni è stato amico.

Ed è proprio l’amicizia uno degli elementi fondamentali di questo libro. In onore di questo potente legame Trevi esprime le sue più sincere riflessioni riguardo il ricordo dei suoi due amici, ciò che appunto resta nella memoria successivamente alla morte.

Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene.

Trevi è testimone e come tale riporta ciò che da amico ha vissuto nel rapporto con i due amici. Diventa il responsabile di quel che rimane di loro, come a significare che ciò che resta di ognuno di noi sarà restituito al mondo attraverso le parole di chi ci è stato vicino, di conosceva meglio. Una serie di immagini narrative che completano il ricordo di noi.

Se la scrittura è il mezzo curativo attraverso cui fermare e testimoniare il ricordo Trevi lo fa magnificamente.

Ne deduco che la scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso…

Leggendo Due vite si percepisce come la scrittura sia stata necessaria per l’autore, ma diventa al tempo stesso una possibilità per ricordare le persone che nel tempo ognuno di noi ha perso.
Una scrittura precisa e mai banale, che si caratterizza per delle immagini poetiche che l’autore delinea.

Sono sincera Due vite non è forse il libro che mi sarei aspettata vincesse il Premio Strega, ma sono felicemente sorpresa del risultato.