Il buio oltre la siepe di Harper Lee, del 1960, in Italia pubblicato da Feltrinelli, è un romanzo fondamentale. All’esordio ha subito riscosso un grande successo; vinse il premio Pulitzer e due anni dopo ne fu tratto un film; oggi il libro di Harper Lee si è guadagnato un posto d’onore tra i grandi classici. La sua vicenda editoriale è molto particolare: l’autrice era amica di infanzia dello scrittore Truman Capote, il quale fu determinante per la pubblicazione di questo romanzo; Harper Lee infatti aveva raccolto diversi aneddoti e racconti, e l’amico la convinse a riunirli in un unico romanzo con lo scopo di pubblicarlo. Ma non venne accettato, o meglio non venne accettato così come proposto, perché il libro presentava come protagonista una ragazza di ventisei anni, l’editore ebbe invece l’intuizione di far narrare la vicenda a una bambina, scelta funzionale alla narrazione, vista la purezza con cui la protagonista vede il mondo.

Il romanzo è ambientato a Maycomb, piccola contea dell’Alabama, negli anni trenta del novecento. È un periodo segnato da violenze, soprusi e sfruttamenti in cui viene dato libero sfogo agli istinti razziali, a discapito della popolazione di colore.
È in questo contesto che si colloca il romanzo di Harper Lee, che vuole farci riflettere su queste dinamiche e che, anche a distanza di tanti anni dalla sua prima pubblicazione, riesce a farci porre una domanda fondamentale: ho fatto tutto ciò che era in mio possesso affinché i diritti dei miei simili siano rispettati?

Il buio oltre la siepe si sviluppa su due piani narrativi

All’inizio abbiamo modo di conoscere i personaggi principali: Scout (Jean Loiuse Finch) protagonista e narratrice in prima persona, una ragazzina di sei anni, ribelle, che non si fa mai problemi a dire come la pensa, con il rischio a volte di sembrare fuori luogo.
Jem (Jeremy Finch) fratello maggiore di Scout, ragazzino responsabile e protettivo nei confronti della sorellina.
Atticus Finch padre dei due bambini, che dopo essere rimasto vedovo lo ritroviamo spesso a chiedersi se sta crescendo nel modo adeguato i suoi figli. Atticus è un uomo dai forti valori morali, di correttezza e onestà; valori questi che riporta nel suo lavoro di avvocato.
Dill Harris, amico dei due bambini, questo personaggio è ispirato a Truman Capote che come detto prima era un amico d’infanzia dell’autrice.

L’atmosfera di questa prima parte è molto spensierata, giocosa e divertente; assistiamo alle bravate dei bambini, nelle quale anche noi lettori possiamo rivederci.

C’è la storia di Arthur Radley, soprannominato Boo, perché non uscendo mai dalla sua casa i bambini si convincono che sia un fantasma.
C’è Dill, che va a Maycomb solo in estate, ospitato da sua zia. Diventerà molto amico dei bambini, fino a essere “uno di famiglia”.
C’è l’albero con una cavità al cui interno i bambini trovano ripetutamente degli oggetti “abbandonati” così, incuriositi e divertiti, tornano per trovarne degli altri.

Sono piccole vicende simpatiche, che viste con gli occhi dei bambini possono affascinare, divertire e talvolta far paura.

Dalla serenità dell’infanzia, alla tragicità degli adulti.

La seconda parte invece ha inizio con l’annuncio da parte di Atticus ai suoi familiari riguardo un caso che gli è stato assegnato: deve prendere le difese di un ragazzo accusato di violenza carnale ai danni di una giovane ragazza, figlia di un uomo iroso e ignorante. Tom Robinson, l’imputato, è un ragazzo di colore e quindi per ovvi motivi parte svantaggiato ai fini della causa. Nonostante tutti gli sforzi di Atticus e il sostegno da parte di diversi personaggi rilevanti, sarà comunque considerato colpevole.

Questa vicenda ci porta a contatto con i pregiudizi dell’epoca e ci fa riflettere su quanto basti poco affinché venga fuori l’odio e la paura verso ciò che non si conosce.

Questo romanzo è un grande classico, ma è ancora molto attuale, è necessario non dimenticarlo ed è bene far tesoro dei valori che ci comunica.