La follia della radio: Guida galattica per gli autostoppisti

C’erano una volta uno scrittore ubriaco, il 1971, una Guida all’Europa per gli autostoppisti di Ken Walsh e un prato. Non c’erano, ancora, il produttore radiofonico Simon Brett, un programma alla BBC, un odio per la Terra, una superstrada interspaziale e una Guida galattica per gli autostoppisti. Ci sarebbero stati, ma nel 1971 Douglas Adams era un giovane studente squattrinato, la Ford Prefect era solo una macchina prodotta in Inghilterra e sconosciuta in America, e non c’era alcun dato sensibile per cui i delfini un giorno avrebbero lasciato il pianeta.

Il titolo di una delle saghe fantascientifiche più geniali della storia nasce così: dalla mente di un ragazzo ubriaco steso su un prato. E riemerge, nella memoria di questo stesso ragazzo, sei anni dopo, dopo innumerevoli tentativi di scrivere qualcosa a metà tra la commedia e la fantascienza, quando l’occasione di una vita bussa alla sua porta sotto forma di un caotico programma radiofonico alla BBC. Puntate ingarbugliate, che inspiegabilmente cominciano a incastrarsi tra loro, fino alla messa in onda. Radio 4 della BBC, ore 22.30, mercoledì 8 marzo 1978.

Solo un anno dopo, comincia l’odissea letteraria di Douglas Adams: esce quello che sarà il primo libro della trilogia più che completa in cinque atti, conosciuta con il nome di: Guida galattica per gli autostoppisti.

Qualche nota, poi passiamo alle cose davvero interessanti

La trilogia (in cinque parti) di Douglas Adams comprende cinque bellissimi libri di fantascienza umoristica (il genere lo ha inventato niente poco di meno che Ludovico Ariosto, poi è finito in mano a Matt Groening. Tanto per dire), pubblicati in Italia da Oscar Mondadori e così divisi:

  1. Guida galattica per gli autostoppisti
  2. Ristorante al termine dell’Universo
  3. La vita, l’universo e tutto quanto
  4. Addio, e grazie per tutto il pesce
  5. Praticamente innocuo
  6. E un’altra cosa…

Ah, sì. Sono sei parti, non cinque. Ma se Adams può permettersi di giustificare il tutto con “una pessima conoscenza dell’aritmetica“, possiamo farlo anche noi. Però c’è da dire che E un’altra cosa… è sì il sesto romanzo della serie, ma viene scritto postumo, sotto permesso della vedova di Adams, da Eoin Colfer, autore di Artemis Fowl.

Questo ciclo di romanzi, più o meno brevi, più o meno divertenti, più o meno contraddittori tra loro, ha generato un’infinità di prodotti e adattamenti: da videogiochi, a serie tv, a film di ogni genere, di cui il più famoso è senza dubbio quello di Garth Jennings. La sceneggiatura si basa su quella scritta da Douglas Adams stesso, prima della sua dipartita.

I delfini salutano gli umani prima della distruzione della Terra
Qualcosina in più

Douglas Adams è anche autore di una serie di libri con protagonista Dirk Gently, l’investigatore olistico, da cui è stata tratta la serie Netflix omonima, con protagonisti Samuel Barnett ed Elijah Wood.

Inoltre, ha scritto a tre sceneggiature per la sedicesima e diciassettesima stagione di Doctor Who. Insomma, una vita prolifica, terminata l’11 maggio 2001.

Due settimane dopo, il 25 maggio 2001, viene istituito il Towel Day, giornata in cui ogni fan della serie porta sempre con sé un asciugamano (oltre a essere il giorno in cui uscì nelle sale cinematografiche il primo film di Star Wars Una nuova speranza). D’altronde…

L’asciugamano, dice, è forse l’oggetto più utile che l’autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica – ve lo potete avvolgere attorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini-zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare i vapori nocivi o per evitare lo sguardo della vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete, nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); inoltre potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.

Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti
Passiamo alle cose (non) serie

Ora che abbiamo detto tutto quello che d’importante c’è da sapere, parliamo dei libri.

Guida galattica per gli autostoppisti è una serie incentrata sulle avventure galattiche di Arthur Dent e Ford Prefect. Ad aiutarli e consigliarli, una Guida galattica per gli autostoppisti, di cui Ford si occupa di compilare le voci.

Durante il loro viaggio, incontreranno tanti eccentrici personaggi: dai disgustosi Vogon (perfino le forze dell’evoluzione hanno rinunciato a occuparsi di loro e la loro produzione poetica è al terzo posto tra le peggiori dell’Universo), al depresso robot Marvin (che ha dato il nome a una splendida rivista letteraria), all’opportunista Zaphod Beeblebrox, per finire con il “secondo più grande computer dell’Universo del Tempo e dello Spazio“, il cui compito è trovare la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto.

La risposta in questione è 42, numero divenuto celebre per le citazioni diffuse nella cultura pop. Il problema è che nessuno conosce la domanda, quindi anche la risposta risulta incomprensibile.

Guida galattica per autostoppisti
No, non c’è un vero motivo per cui Adams ha scelto “42”. D’altronde non conosciamo la domanda.
In conclusione

Guida galattica per gli autostoppisti è un fantascientifico umoristico, a dire il vero satirico. L’intera saga contiene infatti una spietata critica sociale effettuata con acuta ironia.

Douglas Adams riesce a creare un’opera ingarbugliata, a tratti grottesca, divertente e critica verso le grandi pretese di conoscibilità umana. Leggere Guida galattica per gli autostoppisti è fare un viaggio tra la mente contorta del suo autore e sentir gorgogliare una risata quando meno te lo aspetti.

Non ci sono veri motivi per cui leggere l’opera di Douglas Adams, ma d’altronde non ci sono neanche motivi per non leggerla: è scritta bene, è divertente, spiritosa, riflessiva e costituisce un pilastro della cultura occidentale. Se non si è Vogon, e quindi incapaci di apprezzare la bellezza, è un libro che va aperto, letto e gustato come un pranzo al termine dell’Universo. Possibilmente, tenendosi accanto un asciugamano.

Giulia Manzi

Il nostro è un maggio speciale

Per noi questo maggio è un mese speciale, anzi è spaziale.
Sul blog ci siamo impegnati per creare contenuti stellari, ma il nostro impegno è sconfinato sui social, su Instagram infatti abbiamo creato un hashtag apposito con cui abbiamo raccolto tutti i nostri eventi e contenuti spaziali di maggio: #maggiospaziale

Ma come nasce questa pazza idea di dedicare i nostri giorni di maggio alla fantascienza?

Ho letto troppo tardi Guida galattica per gli autostoppisti, e una volta letto mi sono resa conto di quanto enorme fosse il buco culturale che necessitavo di colmare. Ho capito tante cose, tanti riferimenti fatti dai miei amici nelle serate alcoliche, tante immagini, tanti film, tanta cultura riferita a questa pietra miliare della letteratura fantascientifica.

A seguito della mia tardiva lettura di Guida galattica per gli autostoppisti sento il bisogno di parlarne, scrivo alla mia socia Giulia e lo candido alla nobilissima carica di Libro del mese.

Inoltre, con l’individuazione della data chiave per tutti gli amanti di questo libro, il 25 maggio, di cui la mia collega vi ha precedentemente parlato con tutti i dettagli necessari, ci siamo accorti che attorno a questa data c’erano tanti altri giorni che avevano a che fare con la fantascienza e così ci siamo resi conto che per noi questo mese era davvero spaziale.

Ma torniamo a Guida galattica per gli autostoppisti

Ho amato tutto di questo libro, dai personaggi all’ambientazione, in continuo movimento e sempre sorprendente.
E poi, le idee geniali di Adams, certi espedienti narrativi così ricercati ed eleganti, semplicemente belli!

Al momento sto intervallando la saga con altre letture, ma ogni volta è come tornare ad un amore, a un luogo che riconosco e dove mi sento a casa, questa saga è la mia comfort zone.

Così un po’ viaggiatrice un po’ lettrice, ma anche ovviamente autostoppista mi porto in tasca i libri di Douglas Adams con la speranza di non perdermi nell’immenso spazio cosmico.

Chiara Orfini