Un castoro che guida la sua colonia alla ricerca della libertà. Sembra una trama sciocca, da bambini. Forse un po’ banale, ma è così che comincia la lunga carriera letteraria di Alberto Manzi: con una storia su un castoro, nata in prigione.

Siamo nel 1946, la guerra è finita e quello che quattordici anni dopo diventerà noto al pubblico come il Maestro d’Italia per la trasmissione Non è mai troppo tardi, è un giovane insegnante al primo incarico. Novantaquattro alunni, dalle età più disparate, perché la classe di Alberto Manzi è all’interno del carcere minorile Aristide Gabelli di Roma.

Video intervista di Alberto Manzi, realizzata da Roberto Farné e Luigi Zanolio per l’Università di Bologna

Una classe difficile, dove i ragazzi vengono considerati scarti della società e dove non è possibile portare neanche una matita, rea di poter diventare un’arma all’occorrenza.

Come fare lezione, quindi? Come parlare di scienze, di geografia, di letteratura a dei ragazzi che vogliono solo tornare a essere tali?

Grogh, storia di un castoro è il trionfo della didattica trasversale

Con una storia. E lì, grazie alla straordinaria capacità narrativa di Manzi, nasce Grogh, storia di un castoro. Un racconto che parla di libertà, di altruismo, ma che è correlato da informazioni sul bosco, sugli animali che lo popolano, sulle piante e sul ciclo delle stagioni. Sulla forza distruttiva del fuoco e sulla lotta di questo con la pioggia. E sull’uomo. Sull’uomo che uccide, che caccia la società dei castori costringendoli a rinunciare alle loro colonie per sopravvivere.

L’uomo che perseguita, come gli adulti hanno perseguitato loro, quei ragazzi rinchiusi tra quattro mura, in attesa della maggiore età, quando saranno trasferiti a Rebibbia.

Grogh, storia di un castoro è un libro che affonda le sue radici nell’oralità della sua nascita e che prende il nome dal capo dei castori omonimo, pronto a guidare la sua colonia nella ricerca di un’insenatura adeguata per far nascere i piccoli e riposare prima del grande inverno.

L’intelligenza come arma contro i prepotenti

Sarà l’arrivo dell’uomo, che già aveva cacciato la colonia dalla diga precedente, a costringere Grogh a prendere decisioni azzardate, nuove e incomprensibili alle volte al tradizionalista gruppo di castori. Perché Grogh, nonostante non sia il castoro più giovane, o più forte, o più bello, o più anziano, è il più intelligente. Ed è questa intelligenza viva, curiosa, capace di spingersi a pensieri mai fatti e a prendere in considerazione un futuro crudele, ma dov’è possibile sopravvivere, a fare da perno alla storia e a insegnare che i più grandi, i più grossi e i più prepotenti non possono metterti in gabbia.

La scrittura si dimostra all’altezza della storia e del messaggio: precisa, puntuale e ricca di dettagli, avvolge il lettore in un’atmosfera boschiva tanto da poter percepire l’aroma legnoso della resina, o l’odore pungente del ghiaccio e della neve. Eppure, nonostante la pienezza delle immagini, è semplice, accessibile a tutti, grazie a una scansione delle frasi minima e a un linguaggio che fa della comunicazione il suo punto di forza.

E dopo? Il Premio Collodi e la traduzione in 28 lingue

Qualche anno dopo, Grogh, storia di un castoro viene rimaneggiato e approfondito, terminando così il suo viaggio nell’oralità e raggiungendo la forma scritta più completa. Nel 1948 vince il Premio Collodi e nel 1950 sarà pubblicato da Bompiani.

Il libro raggiunge altri traguardi: una riduzione radiofonica della Rai nel 1953 e la traduzione in 28 lingue, diventando uno dei classici della letteratura per ragazzi.

Nel 2011, conosce una nuova riedizione per BUR-Biblioteca Universale Rizzoli.