Qui comincia, aprite l’occhio,
l’avventura di Pinocchio,
burattino famosissimo
per il naso arcilunghissimo…
Cantava Gianni Rodari sul Pioniere, nel mettere in rima il famoso romanzo di Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi, accompagnando la narrazione a puntate con i disegni di Raul Verdini.

Di certo, quando Lorenzini cominciò a scrivere, non immaginava che il suo lavoro più famoso sarebbe stata quella «bambinata» de La storia di un burattino, pubblicata a puntate e di malavoglia sul Giornale per i bambini nel 1881. Anzi, il giornalista era più orientato all’umorismo teatrale che alla letteratura per l’infanzia. Non per nulla, nel 1856 – quando appare per la prima volta, nel giornale umoristico La lente, lo pseudonimo di Collodi – Carlo Lorenzini dà alla luce la sua prima opera: Gli amici di casa. Dramma in due atti (ribattezzata, nel 1961, Gli amici di casa. Commedia in tre atti).
L’opera si divide, appunto, in tre atti. Tre amici fannulloni e scrocconi, Federigo, Eugenio e il malizioso Alfredo, vecchi commilitoni del Conte Florestano, sono nella sua dimora per scroccare l’ennesimo pranzo. Tra insinuazioni, malelingue e facezie, Alfredo si vanta di aver conquistato il cuore di Matilde, la moglie del Conte.
Di fronte all’incredulità e agli sberleffi degli amici, Alfredo trama per seminare zizzania tra i due coniugi, suscitando in loro il dubbio del tradimento. A risolver la cosa, uno slancio di vera amicizia da Federigo, che decide di svelare il gioco di Alfredo per salvar la vita a Florestano.
Gli amici di casa è un copione teatrale divertente, in grado di affrontare con ironia e sarcasmo il tema dei falsi amici e delle dicerie. Collodi riesce a evidenziare bene, come poi farà in Pinocchio, l’ipocrisia di una classe nobiliare, unita solo quando c’è da trar vantaggio dalle situazioni. E lo fa con leggerezza, tramite sottili espedienti e battute sagaci in grado di suscitare il riso nel lettore – o, più propriamente, nello spettatore.
Encomiabile, la scena del processo a una bottiglia di Madera, rea di non esser di prima qualità come scritto sull’etichetta, la quale, dopo esser stata opportunamente scolata dagli scrocconi, viene condannata a trascorrer il resto dei suoi giorni a testa in giù.
Tuttavia, Gli amici di casa non porta solo una risata, ma anche amare riflessioni su come le maldicenze minino la fiducia verso le persone care. Inoltre, è evidente una tematica che verrà ripresa con grande abilità in Pinocchio, tramite i personaggi del Gatto e la Volpe: l’adulazione per ottenere un vantaggio.
Gli amici del Conte, difatti, sono soliti criticare il suo desco, i suoi vini e i suoi comportamenti quando si ritrovano tra loro, mentre riempiono d’elogi Florestano quando questi gli si presenta davanti e chiede loro una sincera opinione. Unico a far la voce della coscienza (il Grillo parlante): il Visconte di Roccamarina, che senza troppe remore afferma:
Io non ho fatto altro che rendere omaggio alla verità. Avreste forse per caso preferito che io dicessi male del vostro pranzo, del vostro Sciampagna, di voi, e dei vostri invitati?
Collodi, in un’opera teatrale che non è di certo un capolavoro, ma che risulta un lavoro in grado di intrattenere e suscitare simpatia, mostra in germe il suo sprezzo per le bugie, l’importanza dell’onestà e della sincerità, e l’umorismo che caratterizzerà il suo lavoro di maggior successo. Un talento che è diventato immortale e la cui nascita merita d’esser ricordata.
Lavoro dimenticato di questo grande scrittore. Grazie