Introduzione un po’ bislacca tra un apostrofo ed un’acca.
Su, sediamoci bambino
A sentir di Giovannino
Ch’era un grande viaggiatore
perdigiorno, esploratore;
e di Alice Cascherina,
quanti guai quella bambina!,
che tra cassetti e mare
sta sempre ad inciampare.
Con il libro degli errori
Ci scopriamo professori,
ma di questi il più dotto
è Grammaticus che fa il botto;
le campane sono in guerra,
le filastrocche in cielo e in terra.
Due bambini in gran segreto
Brif bruf braf fan l’alfabeto
E al telefono le fiabe
Ci facciamo raccontare.
Cipollino, dal Pioniere
Già si fa ben vedere
Tra il teatro e la scuola,
la fantasia di certo vola,
ed in questo bel contesto,
che noi usiam come pretesto,
proprio ora, o buon compari,
presentiam Gianni Rodari.
Quando ero piccola (parliamo degli anni ’90, il che non è confortante) ero circondata dai libri. Non che oggi sia cambiato qualcosa, ma c’è un passaggio sottile tra il diventare una lettrice consapevole e il “subire” il libro, perché ovunque ti volti sta lì.
Ecco, io vivevo tra i libri. Casa mia era ed è sempre stata una biblioteca, il che fa di me una privilegiata, perché non ho dovuto combattere con il: «Leggi!» categorico che fa odiare i libri a tanti bambini a cui le storie vengono imposte. Mi bastava allungare la mano e dagli scaffali piovevano racconti, favole illustrate, filastrocche di ogni tipo.
Le rime, soprattutto, erano parte integrante della mia vita: mio padre passava giornate intere a declamare dalla cucina pezzi della Divina Commedia («Amor ch’a nullo amato…»); la nebbia non era semplice vapore acqueo, ma sempre «agli irti colli»; la lunga treccia bionda di mia madre era quella di Ermengarda, sparsa «sull’affannoso petto»…
Erano rime da grandi, queste. Rime forti, con contenuti poco accessibili, che però assimilavo e recitavo tra me e me, pur non conoscendone la provenienza. Delle volte (molte), mi veniva fornita la chiave d’accesso all’intera opera e allora leggevo, leggevo, leggevo e mi nutrivo di parole, assonanze, metafore. Le rendevo così tanto parte di me che, da grande, ho cominciato a pasticciare con le rime.
In questo mio arzigogolo di versi, ho avuto un maestro. Un maestro lontano, che non è stato proprio un insegnante, ma che mi ha permesso di accedere a delle rime che non fossero per grandi, bensì solo mie. Rime allegre, rime divertenti, rime che si intrecciano come venti, di scirocco o di ponente, e d’insegnamento resistente… su Rodari, perché è di lui che stiamo parlando, si potrebbe scrivere un poema senza fine e tutto in rima.
Ché le rime non le ha inventate Gianni Rodari, ma le ha sottratte alle mani dei gran poeti per consegnarle a lettori più giovani, meno istruiti, ma più capaci di percepirne la musica: i bambini. Abbattuta la torre d’avorio inaccessibile di una metrica rigorosa o di versi sparsi dal significato ermetico ed elitario, Rodari ha restituito alla rima la dimensione popolare della ballata, quella istruttiva e colloquiale.

Per questo, è impossibile prescindere l’attività di scrittore di Gianni Rodari da quella di insegnante; solo un educatore poteva sfruttare con sapienza sia le rime, che il potere immaginifico della favola per fornire nozioni di geografia, storia, educazione civica…
Sorprende, quindi, scoprire che dopo la Seconda guerra mondiale, Rodari abbia lasciato il mestiere di docente per dedicarsi alla carriera giornalistica: l’impronta di quegli anni passati a contatto con i ragazzi è così vivida in tutta la sua produzione narrativa, da credere che il “maestro Gianni” sia stato tale per tutta la sua vita.
In effetti, così è, perché una cosa che Rodari in persona ci insegna è che non si smette mai di lottare, di resistere, di essere partigiani per sé e per il mondo (ne abbiamo già parlato a proposito di Cipollino). E questa lotta continua, questa ricerca costante di giustizia e senso dell’altro, può essere portata avanti solo da un educatore.
Per questo motivo, il ciclo di articoli per il centenario di Rodari s’incentreranno proprio sull’importanza pedagogica delle sue opere e su quella del fantastico come strumento d’apprendimento. Per i prossimi articoli, vi rimandiamo a cinque macrocategorie:
- Gianni Rodari e la grammatica della fantasia;
- L’attività giornalistica;
- Il teatro di Gianni Rodari;
- La geografia di Rodari: insegnare geografia con le fiabe;
- Un mondo per tutti.
Vi rimando all’appuntamento tra due mesi e nel frattempo vi segnalo la splendida iniziativa portata avanti dal CRAP (Comitato Ricerche Associazione Pionieri) e da Einaudi, per il recupero del patrimonio rodariano.
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