Dio di illusioni (The secret history) è il romanzo d’esordio di Donna Tartt, edito da Rizzoli. Risale al 1992, quando l’autrice aveva 29 anni. L’ambientazione del romanzo è ispirata ai suoi anni di studio a Bennington, nel Vermont.

È proprio nel Vermont, infatti, che è ambientata la storia. Il ventenne californiano Richard Papen, ansioso di lasciare l’ambiente rozzo e oppressivo di casa propria, si iscrive all’Hampden College. Donna Tartt spende diverse righe per descrivere il luogo che lei stessa conosce bene, per aiutare il lettore a immergersi appieno nel protagonista. Richard è incantato dal Vermont. Eppure, sulla narrazione grava una nuvola nera. Il prologo parla di un omicidio, un omicidio a opera dello stesso Richard e dei suoi amici.

Un Dio di illusioni non troppo onnipotente

Questi ragazzi entreranno in scena poco dopo: il misterioso e claudicante Henry Winter, l’elegante Francis Abernathy, i gemelli Charles e Camilla Macaulay, e infine Edmund (Bunny) Corcoran — che abbiamo appena visto morire nel prologo. Il quintetto fa capo allo stravagante professore di greco, Julian Morrow: un uomo chiacchierato, che accetta pochissimi allievi. Affascinato da questa piccola scolaresca, Richard Papen riesce, con qualche difficoltà, a farsi accettare nel gruppo dei protetti di Julian. Come può tutto questo degenerare nell’assassinio, e di un amico, per di più?

Adesso l’attenzione del lettore è al massimo, fa le più svariate congetture. Un campanello d’allarme potrebbe essere il fatto che Julian pretende di fare da unico precettore ai suoi allievi, che devono essere tutti molto brillanti. Il quintetto (ora sestetto) è definito come isolato dal resto del collegio. I ragazzi vivono immersi in un’atmosfera fatata e decadente, fatta di alcol, sigarette, penne e calamai, accomunati dall’amore per il greco e per l’adorazione nei confronti del loro insegnante.

O forse no?

Purtroppo è qui che il libro scricchiola, e in più punti. Partendo dall’ambientazione “penne e calamai”: l’atmosfera “dark academia” di Dio di illusioni è eccessivamente accentuata. La narrazione è situata all’inizio degli anni Novanta, ma per lungo tempo sembra immersa negli anni Settanta, e i protagonisti si ostinano a vivere come nell’Ottocento. L’insistenza sulle sigarette e sull’alcol è, per quanto utile ai fini della trama, un po’ ossessiva. Inoltre, è difficile capire come un ragazzo come Bunny sia potuto entrare nel gruppo di Julian Morrow, dato che arranca nello studio e non è affatto brillante.

Il difetto più grosso di questo romanzo è che setta determinate aspettative, nella prima metà, che poi non trovano realizzazione in seguito. Il gruppo di Julian Morrow sembra quasi un culto, eppure questo non ha il minimo effetto sullo svolgersi degli eventi. Morrow scompare quasi dalle scene che vengono mostrate, per poi tornare utile (ma non determinante) alla fine del romanzo. Al che, quando il protagonista giura e spergiura che l’uomo è una sorta di padre, per lui, un punto di riferimento costante… il lettore fatica a crederci. Tutti gli avvenimenti avvengono alle spalle del professore, e lui non ne sa niente. Essere il loro unico precettore non ha la minima influenza sulla storia: i sei ragazzi potevano essere benissimo dei semplici compagni di corso. Questo avrebbe eliminato l’atmosfera misteriosa che, all’inizio, avvolge Henry, Bunny. Francis, Camilla e Charles, ma quantomeno sarebbe stato più coerente col resto del romanzo, non sollevando attese che non troveranno in seguito realizzazione.

Dio di illusioni: personaggi e azione

Tuttavia, Dio di illusioni non è un romanzo privo di pregi. Anzi. Tralasciando la ripetitività di determinate situazioni (i ragazzi mantengono segreti e Richard vorrebbe scoprirli, Richard e i ragazzi fumano e bevono, Richard va ai festini…), la storia mantiene il lettore interessato e concentrato sulle vite dei personaggi. Questi ultimi sono costruiti abbastanza bene. Le loro voci, a parte quella di Bunny, tendono un po’ a somigliarsi a vicenda, ma è comprensibile; non dobbiamo dimenticare che sono un gruppo omogeneo di ragazzi con interessi simili. Si pensano elitari, parlano come libri stampati. Sono le loro reazioni agli avvenimenti, le loro azioni, a renderli unici.

Da questo punto di vista, Donna Tartt dà il meglio di sé. Dio di illusioni è un romanzo da leggere con grande attenzione, dando peso ai fatti e non a ciò che viene ipotizzato e riportato. Proprio come nella vita vera, le chiacchiere e i pettegolezzi possono essere del tutto fuorvianti — o contenere un briciolo di verità, ma la verità deve essere suffragata da delle prove.

La narrazione — in prima persona dal punto di vista di Richard — nasconde al suo interno il passato, le motivazioni, le caratterizzazioni di tutti gli altri personaggi. La riservatezza, il carattere enigmatico di Camilla ha una spiegazione, così come il comportamento di Bunny si rispecchia in quello della sua famiglia. Richard, essendo a sua volta una persona coi suoi pregiudizi e i suoi difetti, non è in grado di giudicare in modo imparziale chi lo circonda e capire le sue mire. Questo fa sì che le azioni dei personaggi di Dio di illusioni si prestino a molte interpretazioni, il che rende la lettura affascinante.

Il personaggio più misterioso di tutti, Henry, per molto tempo passa per gelido, elitista, in grado di buttare tutti sotto un treno per salvare sé stesso. In realtà, è l’unico che offre conforto e protezione a una persona vittima di violenza, laddove tutti gli altri hanno guardato altrove.

Un altro pezzo molto interessante riguarda la famiglia di Bunny. Per quanto sia stato, forse, tirato un po’ per le lunghe, è evidente l’abilità di Donna Tartt a destreggiarsi in mezzo a personaggi molto diversi fra loro, dipingendo tutti quanti in modo umano, senza fare vittime e carnefici. Proprio come il compianto Bunny: razzista, antisemita, ignorante, omofobico, maschilista e anche “scroccone”. Eppure, capace di farsi voler bene, come tante altre persone al mondo.

Dio di illusioni è disponibile nella traduzione di Idolina Landolfi. Un piccolo plauso va al titolo italiano, molto più originale di quello inglese (lett. La storia segreta) e che, a mio parere, racchiude in sé una tematica importantissima del libro. Le illusioni: illusione di scappare, illusione di farla franca, illusione di grandezza, illusione di superiorità.

Maria Giulia Taccori