Ormai lo sapete, qui su Pretesto ci sono alcuni argomenti a cui teniamo particolarmente. Primo tra tutti ovviamente è il nostro interesse verso gli autori esordienti, di cui cerchiamo di parlare appena si presenta l’occasione. Poi ci sono anche tematiche periodiche, alle quali ogni anno ci dedichiamo con impegno, come ad esempio i progetti che abbiamo dedicato al Premio Strega 2020 e 2021.
E poi c’è uno degli argomenti che ci sta più a cuore: il tema dell’omosessualità. Quest’anno poi ci siamo dedicati in modo particolare alla figura di Dante Alighieri.
Se abbiamo uno spazio grazie al quale comunichiamo con i nostri lettori sia importante da parte nostra dimostrare l’impegno verso tematiche importanti come questa.
Ogni anno, approfittando del fatto che giugno è il mese dedicato al movimento di liberazione omosessuale LGBT, cerchiamo di approfondire il tema alla luce di alcuni aspetti collegati al nostro blog.
Lo scorso anno vi abbiamo accompagnato con dei contenuti sul nostro profilo Instagram.
Quest’anno ricorre l’anniversario della morte di Dante Alighieri, si tratta di settecento anni che il Sommo poeta è scomparso. Indovinate un po’… sono settecento anni che alla figura di Dante si affianca sempre una domanda.
Ma Dante era omosessuale?
La prima risposta che mi viene in mente sarebbe un pochino maleducata quindi per ora mettiamola da parte.
Poi forse la riprenderemo in considerazione…
Dunque rispondiamo alla domanda se Dante Alighieri fosse omosessuale.
Certo ci sono degli elementi che lo fanno pensare, ma queste supposizioni rimangono semplicemente dei pettegolezzi.
Questo argomento riguarda la vita privata di Dante, che prima di essere quello che per noi è il Sommo Poeta è stato un uomo.
E nessuno ha il diritto di porre una domanda così inopportuna.
Dopo aver concordato sul fatto che se Dante fosse omosessuale erano solo fatti suoi, ora possiamo ragionare su alcuni aspetti collegati a questo tema che Dante ha affrontato anche all’interno della Divina Commedia.
L’opinione sull’omosessualità nelle opere di Dante
Tra le caratteristiche che hanno reso unica la Divina Commedia c’è la capacità che ha dimostrato Dante di inserire all’interno dell’opera tutti gli aspetti riguardanti la vita.
Tra le caratteristiche che hanno reso la Divina Commedia unica c’è sicuramente la struttura, di cui parleremo in modo approfondito in un articolo futuro. Ciò su cui ci soffermeremo oggi è strettamente collegato alla struttura e riguarda i temi.
In ogni canto della Divina Commedia Dante affronta un tema che riguarda temi pratici come la società del periodo, la politica, le istituzioni, ma anche temi più romantici come l’amore, che è centrare all’interno dell’opera, ma anche ad esempio l’amicizia.
Dante parla di sodomia in diversi canti della Divina Commedia
Nell’Inferno, nei canti XV e XVI, parla dei sodomiti come dei personaggi costretti a correre sotto una pioggia incessante di fuoco. I penitenti se si fermano sono destinati a essere inchiodati al suolo per cento anni, senza mai avere la possibilità di proteggersi dalle fiamme.
Nel Purgatorio invece, nel canto XXVI, condividono la penitenza insieme ai lussuriosi.
I sodomiti e i lussuriosi sono divisi in due distinti gruppi che camminano nel fuoco in sensi opposti, e sono inoltre costretti ad urlare il motivo della loro penitenza.
Ciò su cui è interessante riflettere è il modo con cui Dante si rivolge ad un penitente per sodomia nell’Inferno.
Durante il suo percorso Dante riconosce un uomo tra i dannati, si tratta di Brunetto Latini, suo maestro a cui si rivolge con rispetto e stima.
Brunetto Latini è uno dei pochi dannati a cui il Sommo Poeta si rivolge dandogli del Voi. Questa forma dimostra l’estrema cortesia che Dante gli riserva.
Con questa scelta Dante ci fa anche capire la sua opinione riguardo questo tema all’epoca (ma anche oggi) tanto delicato.
Dante distingue il giudizio umano da quello divino. Considera la sodomia un peccato nei confronti di Dio, ma crede che la stima e il rispetto che prova non sono sentimenti che possono essere sopraffati dal peccato.
Seppur colloca all’Inferno chi si era macchiato di sodomia, all’epoca considerato un peccato, lo fa come cristiano, ma come uomo non ritiene che tale comportamento sia così grave da sovrastare la stima che può nutrire nei confronti del colpevole.
Ovviamente erano altri tempi, Dante è vissuto in un secolo in cui la religione si è adoperata per spingere l’uomo verso una moralità sempre più critica nei confronti della libertà personale.
Dopo settecento anni ancora ci interroghiamo su questi temi, ancora pensiamo che sia giusto giudicare le scelte personali degli altri. Ancora ci sorprende scoprire che un personaggio vissuto secoli fa sabbia avuto rapporti omosessuali, quando invece dovrebbe essere normale non avere giudizio alcuno sulla vita privata degli altri.
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