Codice a sbarre – storie di assenti e simbionti in cattività è l’esordio di Giulia Tubili, antologia di racconti curata da Il ramo e la foglia edizioni.

Si tratta di una raccolta di componimenti che, benché non appartenenti strettamente alla categoria del giallo, presentano forti influenze noir e thriller.

Codice a sbarre: una rete di tredici racconti

I tredici racconti, contraddistinti da titoli che subito catturano l’attenzione, sono per la maggior parte unici e autoconclusivi, ma alcuni sono collegati fra loro. Gitanes, per esempio, ha la stessa protagonista e voce narrante di Jeu du Mouline. In Gitanes la rapinatrice, adesso in galera, ripensa a quando ha sterminato la sua banda: Sonny e i gemelli Donald e Clive. In Jeu du Mouline, vediamo la protagonista ucciderli ed essere arrestata. I racconti non sono dunque disposti in ordine cronologico.

Anche Effetto Mandela, Symbiosis e Virus ex animo fanno parte dello stesso universo: i primi due condividono il protagonista, l’ultimo parla di suo fratello.

Effetto Mandela tratta dello straniamento di un uomo appena uscito dal carcere, di fronte all’evidenza che la sua famiglia sembra intenzionata a far finta di niente. Symbiosis vede il protagonista alle prese con uno psicologo, come diretta conseguenza del suo exploit del primo racconto. Virus ex animo presenta suo fratello che esce di prigione, gettando un’ombra di dubbio sul lettore: dove collocare cronologicamente questo avvenimento?

I racconti amano sollevare dubbi e domande e prendere il lettore di sorpresa. Alcuni mettono in chiaro abbastanza in fretta dove si va a parare: il pasto assaporato dal protagonista ne Il miglio giallo rende chiaro, sin dal titolo (riferimento a Il miglio verde di Stephen King), che si tratta invero dell’ultimo pasto prima dell’esecuzione. Anche laddove manchi l’atmosfera ovattata de La farfalla del limone, o il colpo di scena di Sacramento, non si può dire che il lettore possa seguire le vicende comodamente reclinato su una poltrona. È invece tenuto sempre sul ciglio della sedia, teso, catapultato nella mente di un personaggio con cui non condivide i valori, né la visione della vita.

Un esperimento funzionante con una gestione migliorabile

La completa immersione del lettore nel protagonista è, però, ogni tanto spezzata da una gestione migliorabile del punto di vista. Infatti, i racconti sono tutti in prima persona – cosa che favorisce l’immersività – ma presentano frequenti incisi che sembrano vedere il personaggio dall’esterno, cosa che interrompe l’identificazione del lettore con la voce narrante. Il subitaneo “cambio di inquadratura” può indurre alla confusione.

Anche il lirismo che contraddistingue lo stile di alcuni racconti è eccessivamente astratto e, lungi dal favorire l’immedesimazione e portare il lettore nella mente (spesso deviata) del personaggio, lo strappano dalla concretezza degli avvenimenti privilegiando una prosa impalpabile e inafferrabile.

Complessivamente, Codice a sbarre è un buon esordio da parte un’autrice che merita di essere tenuta d’occhio. Sarà interessante guardarla crescere, mentre sperimenta e concretizza un proprio stile inconfondibile; sviluppando magari una visione propria dei personaggi, che non risenta eccessivamente dell’influenza dello sguardo maschile – che purtroppo è prevalente nel genere del thriller.

Maria Giulia Taccori