Cinque volte azzurro (prima di morire) è il romanzo d’esordio di Marta Pesci, scrittrice bresciana nata nel 1992. Si tratta di uno young adult uscito nel 2021 e a cura di Land Editore.
Il romanzo tratta tematiche quali la depressione e il suicidio, e lo fa con delicatezza nonché con una notevole cognizione di causa. Non coglie alla sprovvista il fatto che l’autrice sia laureata in tecniche della riabilitazione psichiatrica.
Cinque volte azzurro: “Vita di una sfigata”
Azzurro è il colore degli occhi di Anna, la protagonista. Azzurro è il colore dei suoi capelli. Azzurra è anche l’età in cui Anna si toglie la vita.
Anna è una ragazza qualunque, che potrebbe essere la nostra vicina di casa. Ha un ragazzo che la ama, un’amica sincera, è intelligente e promettente anche se un po’ timida. Anna, come molti giovani della sua generazione, fa un lavoro che le permette a stento di pagare un affitto a Milano insieme al suo ragazzo pittore, e vuole passare l’esame per diventare insegnante.
La vita di Anna non è perfetta, ma non sembra neanche così tremenda. L’autrice è molto brava a tratteggiare il malessere sottile che percorre ogni piccolo episodio della giornata. Il disagio con il proprio corpo, le insicurezze, l’eterno confronto con le vite altrui che sembrano perfette. Qualche sconfitta di troppo, un momento di solitudine, e il mondo ha la meglio su Anna: si toglie la vita.
“Vita di una sfigata”, così preambola il romanzo, a mo’ di titolo di una parte della vicenda. La seconda parte non avrà un titolo, ma solo una pagina vuota.
La seconda parte di Cinque volte azzurro parla della morte di Anna. Come un fantasma, la protagonista segue le vicende delle persone care che le sono sopravvissute: il suo ragazzo, la sua migliore amica, il suo ex datore di lavoro, sua madre.
Di primo acchito potrebbe sembrare una sorta di persecuzione vendicativa, alla maniera di Thirteen Reasons Why. La realtà è molto diversa.
Cinque volte azzurro: “la realtà è molto diversa”
“La realtà è molto diversa” è la parola d’ordine della seconda parte di Cinque volte azzurro. Il filtro drammatico con cui Anna vedeva il mondo adesso si è disfatto: non c’è più quel dolore opprimente a inquinare ogni singolo gesto. Anna può seguire le persone a cui ha voluto bene e guardarle con occhi nuovi, scoprire cose della loro vita.
Gian, il fidanzato che l’ha sempre amata, e che trova finalmente il coraggio di mettere una barriera fra sé stesso e la tossicità di sua madre (forse troppo tardi?); Vittoria, la migliore amica apparentemente perfetta, che però arranca per mantenere una media alta all’università ed è vittima di un fidanzato violento; Alberto, l’ex capo, che sembrava averla licenziata con un pretesto e invece ha fra le mani un caso difficile e delicato.
La madre, la cui fervente religiosità è trattata con tenerezza e rispetto, senza scadere nel ridicolo. Il suo diritto alla consolazione si scontrerà con l’oscurantismo di una parrocchia più dedita alla ricerca del “puro” che a tendere la mano ai suoi fedeli.
Un finale commovente corona il tutto, strappando qualche lacrima e lanciando un messaggio serio e importante. Chiedere, sempre, aiuto.
Sfumature di commozione quotidiana
La protagonista è tratteggiata con grande maestria. L’autrice è molto brava a suscitare empatia per lei, a permettere al lettore di rispecchiarsi nei suoi piccoli grandi dolori. Non risulta mai melodrammatica o fastidiosa: i “grandi dolori da niente” riescono a colpire allo stomaco il pubblico, che si immedesima anziché vederla dall’esterno, e magari giudicarla. Non è qualcosa di facile da ottenere.
L’amore di Anna per i bambini traspare dalle scene in cui la si vede alle prese con loro: lavora per una piccola associazione che si occupa di aiutare i bambini con difficoltà a fare i compiti. Anche qui Anna non è un angelo, ha le sue frustrazioni e la miccia corta, ma tratta i bambini con rispetto e non senza abilità.
Anna non è una vittima innocente di una società crudele, e nemmeno una sciocca vittima di sé stessa. È un essere umano con delle debolezze, coi suoi pregiudizi, che commette errori di calcolo. Subisce, ma non è passiva.
Nel corso della seconda parte del romanzo, da morta, ha modo di rimettere in prospettiva molte cose, e molte persone, della sua vita. Qui arriva, purtroppo, una parte un po’ “debole” della trama.
Laddove le tendenze violente del fidanzato di Vittoria sono descritte con estremo realismo, maestria e misura, anche nelle dinamiche su cui molti sorvolano (la formazione dell’autrice è sempre molto palpabile); la storia di Alberto regge forse un po’ meno. L’intreccio risulta inverosimile, la morale della favola un po’ stiracchiata.
Si tratta, comunque, di una vicenda secondaria e dunque di una piccola pecca che non rovina la lettura complessiva.
Dal punto di vista dello stile, Cinque volte azzurro è un ottimo esordio: scorrevole e coinvolgente, viene voglia di leggere altro da quest’autrice promettente.
Maria Giulia Taccori
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