Càmidis e la Casta dei Protettori è il romanzo d’esordio della giovane promessa italiana Renata de Santis, La Ruota edizioni.
Lena è una ragazza apparentemente come tante altre, alle prese con i dilemmi della tarda adolescenza e con il dolore della perdita del nonno Carmine. Il suo senso di inadeguatezza la fa sentire fuori posto anche per le strade della Napoli che ama tanto, e a casa sua, dove si sente estranea persino ai genitori. Lena non sospetta che la sua vita sta per cambiare.
Nella misteriosa e lussureggiante Càmidis, infatti, si respira tensione; alcuni maghi sono stati rapiti da degli esseri umani, e la Regina, onde evitare la tragica perdita dei suoi simili, nomina un gruppo di giovani eccellenze: la Casta dei Protettori. Hanno il compito di indagare sul rapimento e riportare a casa le vittime sfruttando i loro talenti magici fuori dal comune.
Questi giovani maghi incontrano Lena in modo del tutto fortuito, eppure la loro unione sembra scritta nel destino; come si verrà a scoprire, il defunto nonno di Lena, Carmine, ha in passato agito come tramite fra il mondo dei maghi e quello degli umani. Si può persino dire che il sentirsi “fuori posto” da parte di Lena fosse dovuto a questo: il rapporto col nonno, così intimamente invischiato col mondo magico, aveva reso Lena una bambina speciale, pienamente convinta dell’esistenza della magia, e per questo isolata e derisa dai suoi coetanei.
Ma non è per via del “sangue” che Lena sceglie di aiutare la Casta dei Protettori, quanto per i preziosi insegnamenti di suo nonno, l’etica di aiutare sempre il prossimo e cercare di dare il meglio di sé in ogni situazione.
Durante le loro prime missioni insieme, Lena avrà modo di conoscere i suoi compagni di avventura: la battagliera Fara, lo spensierato Elias, i gemelli Giona e Noa, e soprattutto il misterioso Azriel, il più enigmatico di tutti, che sembra nascondere un segreto. Ma nessuno di loro sa che, mentre tutte le energie sono concentrate sul riportare a casa gli ostaggi, alcuni facinorosi complottano un colpo di Stato ai danni della Regina di Càmidis…
Per conoscere il seguito delle avventure di Lena, bisognerà aspettare di leggere i prossimi romanzi.
Càmidis e la Casta dei Protettori: un lussureggiante mondo fantasy
Càmidis e la Casta dei Protettori è certamente un romanzo ricco di potenziale. L’autrice ha un’ottima proprietà di linguaggio, un vocabolario ricco ma non lezioso o ostentato: quel genere di vocabolario che inserisce il termine giusto al posto giusto, senza attirare l’attenzione del lettore su quante parole forbite sa la scrittrice. Ancora di più, è un linguaggio immaginifico, che riesce a dipingere in modo piuttosto vivido le ambientazioni descritte.
Questo linguaggio potrebbe in futuro diventare uno strumento molto potente per suscitare emozioni nel lettore, ma deve essere doverosamente allenato. Laddove de Santis descrive con accuratezza l’ambientazione e la natura, a volte si fa indietro di fronte alle più profonde descrizioni emotive. Quando le emozioni sono delicate (il disagio e il senso di colpa di Lena, per esempio), l’autrice dà il suo meglio. È nelle situazioni più concitate, più terrificanti o ansiogene che la prosa sembra voler attutire il colpo.
E se la prosa vuole attutire il colpo, la narrativa stessa indora la pillola: troppo spesso Lena prospetta davanti a sé situazioni sgradevoli se non addirittura tragiche che però non avvengono: in moltissime scene viene insomma annunciata una tensione che non troverà mai sfogo. Lo scontro con Azriel si sgonfia nel giro di un capitolo; il colloquio con il nonno defunto sarà all’insegna dei complimenti e delle lodi; i genitori daranno a Lena il permesso di partire con un gruppo di ragazzi che non conoscono, senza fare la minima resistenza malgrado la convinzione della ragazza di dover affrontare una battaglia.
Fino a un certo punto, questo annuncio continuo di tensione può servire a descrivere Lena come una ragazza ansiosa e insicura, quale certamente è. Ma è anche vero che il lettore si trova di fronte un romanzo in cui manca quasi del tutto il conflitto, a parte quello portato dal rapimento dei maghi e i piani di colpo di Stato.
Degli ostaggi, inoltre, si parla pochissimo. Ha persino più spazio Michele, il loro rapitore. Da questo punto di vista, sono molto gradevoli i (pochi) momenti passati nella sua testa. È sempre piacevole vedere “cattivi” con le loro ragioni e i loro affetti, un relativismo morale che dona una certa maturità all’opera.
Càmidis e la Casta dei Protettori è caratterizzato da un bel numero di personaggi, e molti di loro sono ben distinguibili gli uni dagli altri, specie il solare Elias, le cui battute di dialogo sono fulminanti. Nel tentativo di mostrare il pensiero e le sensazioni di tutti quanti, però, il punto di vista è parecchio ballerino: il lettore si ritrova sballottato senza preavviso nella mente dell’uno o dell’altro personaggio, cosa che induce a confusione. Persino in un sogno/ricordo di Lena, in cui il punto di vista avrebbe dovuto essere unicamente suo (trattandosi di un suo ricordo), di colpo ci si ritrova nella mente di sua madre.
La gestione del punto di vista è il tallone d’Achille di molti scrittori, ma con la dovuta guida e l’esercizio, l’autrice potrà trasformare il difetto in un punto di forza. È infatti spia della volontà di dare una propria psicologia e umanità ai personaggi, persino quelli secondari. Bisogna solo imparare a gestirlo in modo più ordinato.
Auguro con tutto il cuore all’autrice di trovare una guida esperta e di migliorare la sua scrittura. Se tutto andrà come previsto, non vedrete mai nei romanzi di Renata de Santis errori quali scene ambientate nel nulla, o personaggi secondari ridotti a marionette.
Maria Giulia Taccori
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