La letteratura ungherese ha un suono atavico. Non sembra parlare di vite, o raccontare storie, bensì si rivolge direttamente alla pancia e a un sentimento lontano, radicato nella nostra intimità d’umani. Se già con Settembre 1972 il canto libero della scrittura ungherese aveva dimostrato la sua potenza evocativa, con Affresco, di Magda Szabó, edito da Edizioni Anfora, le parole divengono macigni in grado di appesantire l’anima e, al contempo, liberarla da se stessa.

Il romanzo, opera prima della scrittrice che fino al 1958 era conosciuta solo come poetessa, si svolge in una singola giornata. Mami è morta e la famiglia si riunisce per il funerale. L’obbligo del ritrovo porta con sé vecchi segreti, rancori, amori e pensieri ormai dimenticati.

L’esordio di Magda Szabó è un pittoresco affresco della vacuità umana

Il fulcro del libro diviene Annuska, figlia ribelle della defunta che per seguire il sogno della pittura è fuggita dalla restrittiva casa paterna. Annuska, amante senza amore del marito della sorella. Annuska, la figlia che il servo di casa, Anzsu, non ha mai avuto. Annuska, donna di carne e sangue e soffio di Vento del Sud, scompiglia le vite dedite all’obbedienza religiosa, in una Budapest sempre più comunista e meno cristiana.

Il vento, altera i pensieri. Così Annuska diviene santa e peccatrice, creatura e icona. Ognuno ha un’opinione su di lei, sul suo modo d’essere, sulla cattiveria che l’animava sin da piccola. Annuska è ciò che non si desidera, è il diavolo della ribellione, il vento di primavera che spazza via il freddo dell’inverno. Luciferina creatura, s’assurge involontariamente al simbolo della rivalsa dell’artista verso la chiusura bigotta del moralismo, religioso e laico.

Così le frustate di un padre reverendo calvinista sulla figlia pittrice si trasmutano nella repressione della libertà d’espressione. Il giudizio delle comari, nell’asservimento all’obbedienza coatta. Il ricordo della Nonna, che nella nipote riconosce i tratti dell’uomo amato, nella speranza che l’umanità continui sempre a ricercare il bello, la meraviglia, l’amore…

Il grido dell’artista contro la repressione

Affresco è un romanzo che parla dell’uomo e di pensieri sedimentati nel tempo, corrosi dagli anni. Con parole di fuoco dipinge la realtà dell’ipocrisia umana, della sua natura misera nel rincorrere piccole meschinità. Ma anche la grandezza dell’umanità quando riesce a strapparsi le catene della sua stessa ottusità e passare da una natura creata a una natura creatrice.

Affresco è il primo grido di libertà di una scrittrice straordinaria, capace di entrare concretamente nel fango dell’animo umano e ricrearlo attraverso la carta, invece che l’argilla.